domenica 15 marzo 2015

La razionalizzazione spiegata da Poste italiane

I numeri dei tagli, il contesto in cui l’azienda sta operando, le attese per il futuro


La profittabilità attesa per il gruppo con e senza interventi
Risultano 455 le chiusure e 609 i tagli agli orari di apertura, per un totale di 1.064 interventi, che Poste italiane ha chiesto -in settembre- all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ad ufficializzare i dati è la stessa azienda che, a valle di questi interventi, potrà contare su circa 13mila uffici postali. Il 90% dei comuni coinvolti nel progetto ha già oggi il postino telematico (nel 2016 si ultimerà la copertura del Paese). Inoltre, nelle stesse zone solo l’8% delle pensioni viene pagato allo sportello (il 9% in tutto lo Stivale). La razionalizzazione della rete -è la nota- “serve ad allineare domanda ed offerta di servizi e a liberare risorse per sviluppare gli uffici postali dove c’è maggiore necessità”. Contemporaneamente, “tra 2013 e 2014 si è registrata una significativa riduzione dei tempi di attesa”.
Finora la manovra ha richiesto 481 incontri con delegati regionali, provinciali e comunali, prefetti, nonché con i rappresentanti di Associazione nazionale comuni italiani ed Unione nazionale comuni comunità enti montani. Si aggiungono le riunioni con 19 associazioni dei consumatori e “centinaia di articoli stampa” (questi, però, ben difficilmente a favore).
Sono alcuni dei concetti definiti per rispondere a quanti protestano contro gli esiti sul territorio del piano industriale. Concetti ripresi dall’amministratore delegato, Francesco Caio, l’altro giorno durante l’audizione davanti alla commissione che, al Senato, si occupa di lavori pubblici e comunicazioni.
Fra gli altri elementi d’interesse, il confronto a livello europeo: Poste è l’unico tra i principali operatori ad avere la gestione diretta di tutti gli sportelli.
Secondo le valutazioni, occorre intervenire affinché la profittabilità del gruppo non decada: il reddito operativo aziendale (Ebit) per il settore postale e commerciale ammontava a 0,8 miliardi nel 2011 ed è sceso a 0,3 nel 2013; le stime per gli anni successivi -in assenza di azioni correttive- lo vedono piombare sotto lo zero. Alcuni provvedimenti, inoltre, non fanno che peggiorare la situazione: l’apertura del mercato inerente la consegna delle multe e degli altri atti giudiziari, prevista dal disegno di legge sulla concorrenza, “avrà un impatto negativo sulla redditività”; le compensazioni pubbliche per il servizio universale sono diminuite dai 701 milioni del 2005 ai 262 del 2015; ora i concorrenti non hanno vincoli.
Per affrontare il contesto, sono stati ribaditi, fra l’altro, il recapito a giorni alterni nelle aree a bassa densità abitativa e la reintroduzione del corriere a due velocità (consegne in un giorno, o in quattro, dopo quello della spedizione). Senza dimenticare il supporto al commercio elettronico per via dei pacchi che genera e la focalizzazione sulle attività strategiche, ossia redditizie.



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