giovedì 31 ottobre 2013

Pacchi: accordo con Amazon

Con riferimento all’oggetto, l’Azienda ci ha informati che è in corso di perfezionamento un accordo con Amazon che prevede, per il trimestre metà novembre 2013 – metà febbraio 2014, la consegna, da parte del portalettere, di pacchi a marchio Poste Italiane.

Ci ha anche inviato un documento, che vi alleghiamo,  che descrive le caratteristiche e i centri interessati dall’iniziativa.

Vi terremo informati sugli sviluppi di tale iniziativa.

le slide dell’accordo: distribuzione pacchi – cliente amazon


domenica 27 ottobre 2013

SIGLATO IL PROTOCOLLO CHE REGOLA LE PRESSIONI COMMERCIALI IN POSTE.

Finalmente la firma del protocollo di intesa pone fine all’esercizio d indebite pressioni commerciali in Azienda.
Uno strumento, fortemente voluto dal sindacato,  che ci consentirà di contrastare qualsiasi forma di impropria pressione alla vendita. 


sabato 26 ottobre 2013

Formazione OMP insufficiente se svolta con il solo supporto della modalità e-learning

In seguito alle numerose lamentele giunte dai territori, abbiamo inviato all’Azienda l’allegata lettera relativa alla nuova procedura OMP con richiesta di sospensione della sua implementazione a fronte di una insufficiente formazione fatta con la sola modalità e-learning.
Qui trovate la lettera spedita all’azienda:
Facendo seguito al messaggio dell’11ottobre u.s. relativo alla Formazione OMP vi trasmettiamo in allegato la risposta ricevuta dall’Azienda che nel riconoscere le criticità da noi evidenziate ha integralmente riprogettato il corso in E-learning integrando l’addestramento on line con attività in aula  dedicata agli operatori di sportello applicati negli U.P. interessati al fine di approfondire ulteriormente l’utilizzo del sistema OMP.

Poste e Alitalia sviluppi

Ostacoli superati all'ingresso di Poste

19/10/13

Il ministero dell'Economia mette i paletti per circoscrivere l'intervento di Poste nel capitale di Alitalia. Una serie di condizioni che sono state trasferite nella committment letter, ovvero l'atto con cui la società guidata da Massimo Sarmi si impegna a sottoscrivere una quota pari a 75 milioni dell'inoptato nell'ambito dell'aumento di capitale di Alitalia, inviata nei giorni scorsi ai società della compagnia. Quei contenuti hanno fatto irrigidire alcuni azionisti tra cui Atlantia, che ieri riuniva il cda per deliberare la sottoscrizione della propria quota dell'aumento. Quei paletti sono considerati tali da non assicurare l'intervento pubblico in Alitalia. Nel corso della giornata di ieri ci sono stati fitti contatti tra i soci nel corso dei quali si è deciso di andare avanti con l'operazione nonostante la nuova spada di Damocle e confidando nel fatto che palazzo Chigi lavorerà per far andare in porto l'ingresso pubblico in Alitalia. E per questo motivo il cda di Atlantia alla fine ha dato via libera all'operazione.
Nella committment letter sono previste molte condizioni sospensive dell'intervento di Poste. Tra queste la possibilità che l'Unione europea apra o attivi procedure che possano portare all'apertura di una procedura di infrazione a carico dell'Italia per aiuto di Stato nell'arco di tempo che intercorre tra giovedì scorso e fine novembre, termine entro il quale le Poste sono chiamate a fare la loro parte nell'aumento di Alitalia. L'aspettativa è che nei prossimi giorni il governo italiano proceda a una pre-notifica dell'operazione a Bruxelles sulla base della quale l'antitrust europeo deciderà come muoversi.
Un'altra condizione sospensiva è la mancata approvazione della modifica dello statuto della società dei recapiti, che si rende necessaria per includere nell'oggetto sociale il trasporto dei passeggeri. Gli uffici del ministero avrebbero avanzato perplessità sulla percorribilità di questa modifica (e in questo senso le Poste avrebbero chiesto una fairness opinion a una banca d'affari). I ratio patrimoniali del Bancoposta, per quanto da qualche anno questo abbia un patrimonio separato, non sono perfettamente in linea con quanto richiesto da Basilea2 e l'ingresso del gruppo in una attività come il trasporto aereo potrebbe porre problemi di adeguatezza del capitale. Tra le condizioni che hanno irrigidito gli altri soci Alitalia che metteranno mano al portafoglio c'è la pretesa che prima che le Poste versino la loro quota siano stati sottoscritti 225 milioni di aumento. Una soglia che andrebbe oltre la quota dei soci disponibili a fare la loro parte e i 100 milioni garantiti dalle banche. Infine Poste vincola il suo intervento a una due diligence su Alitalia che ha affidato a una società di revisione.


Bruxelles muove contro Poste-Alitalia


22/10/13
Il commissario europeo per concorrenza, Joaquin Almunia, usa formule amichevoli. Ma la sostanza è chiara: sul salvataggio di Alitalia la Commissione europea ha inoltrato al governo italiano la richiesta di informazioni. È il primo passaggio verso l'apertura o meno di un'istruttoria per aiuti di Stato. E, secondo quanto risulta da fonti autorevoli, la Commissione considera il dossier Alitalia come prioritario. Che significa, in altri termini, non una formalità, né un fascicolo destinato a un binario morto. Di tutto ciò si è avuta ieri una conferma soft: «Siamo in contatto con le autorità italiane che ci invieranno informazioni» sul piano per Alitalia: così ha parlato il portavoce di Almunia. La palla è dunque passata a Roma. Che dovrà giochersela bene perché la partita non si presenta semplice. Due sono le possibilità per l'Antitrust Ue: se l'intervento delle Poste nel capitale di Alitalia è considerato «concomitante», cioè contemporaneo a quello dei privati e di peso non significativo rispetto al loro, allora tutto si ferma lì. La Commissione non chiede adempimenti e non apre istruttorie. Ma questa possibilità, data per scontata a Roma, in realtà non risulta molto gettonata a Bruxelles. Mentre è più versosimile la seconda strada, e cioè che la garanzia di 75 milioni prestata dalle Poste su un aumento di capitale da totali 300 milioni venga esaminata a fondo perché sospetta di non essere «contestuale» né «comparabile». In altri termini, per l'Antitrust europeo le Poste non sono aiuto di Stato se intervengono insieme agli altri e spinti dalle medesime motivazioni. Una tesi complessa da dimostrare. Primo perché il gruppo guidato da Massimo Sarmi oggi non è azionista: arriva nella compagine dei soci solo ora. Secondo perché le sue motivazioni, soprattutto in assenza di un nuovo piano industriale, non appaiono le stesse dei soci invece già presenti. E in ogni caso sembrano lacunose, almeno sul piano della futura redditività. Il discrimine si gioca dunque sull'interpretazione dell'intervento di Poste in Alitalia: se si tratta di una scelta economica oppure di un salvataggio. Partita complessa, ma non impossibile: l'operazione è considerata, dagli esperti in materia, «difendibile». A patto di non fare passi falsi, soprattutto in questa prima fase di invio di informazioni. La difesa dell'operazione andrà studiata nei particolari e a occuparsene dovranno essere un po' tutti gli attori: lo Stato è il destinatario formale delle richieste europee, ma il soggetto centrale sarà comunque la compagnia stessa, in quanto beneficiaria coinvolta del sospetto aiuto di Stato che, nel caso, dovrà restituire. Mentre le Poste, in quanto erogatrici e controllate dallo Stato, sono il terzo soggetto coinvolto. A questo punto, posto che il governo risponderà ad Almunia nel giro di un mese, la Commissione deciderà se aprire o meno la procedura, che può durare qualche mese (dai 3 ai 5), nei quali vengono ammessi anche altri soggetti interessati, come le compagnie concorrenti (British Airways ha già denunciato la sua posizione contraria). E poi arriverà il verdetto. Nel frattempo l'operazione andrà però avanti. Con il rischio di doverla poi smontare. Compresa la restituzione dell'eventuale aiuto.

Le banche contro BancoPosta

di Redazione Advisor

  • Due le richieste dell'Abi: stessa vigilanza da Bankitalia e stesso contratto di lavoro
LA NEWS

L'eterna lotta tra le banche e le Poste non sembra destinata a finire. La divisione BancoPosta continua a incidere positivamente nelle attività del gruppo (il 60,1% nel 2012, +5% rispetto al 2011) e all'interno dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana, sale il malcontento per una concorrenza che viene definita sleale. 

Sono due i punti su cui si basa l'attacco dell'Abi. il primo è che le Poste, controllate al 100% dal Tesoro, non sono sottoposte alla vigilanza piena della Banca d'Italia, ma a un controllo parziale, da intermediari finanziari. Per esempio, non viene loro richiesto lo stesso rispetto dei limiti patrimoniali che ha messo in ginocchio molti istituti di credito. Questo perché le Poste non possono prestare soldi, ma lo fanno indirettamente, attraverso accordi con Deutsche Bank e Compass. Per le banche c'è disparità. L'azienda di Massimo Sarmi (nella foto) replica che "le attività consentita dalla legge al BancoPosta escludono l'attività di concessione del credito e, per tale ragione BancoPosta non è una banca". 

Il secondo punto d'accusa è che le Poste applicano ai lavoratori dedicati alle funzioni bancarie uncontratto con salari più bassi, identico a quello dei postali (25-30% più basso). La proposta di estendere ai postali l'accordo dei bancari farà discutere, dato che proprio l'Abi ha disdetto il contratto in anticipo e il 31 ottobre dovrà affrontare il primo sciopero generale in 13 anni, mentre si prevede il taglio di 20 mila posti di lavoro entro il 2020. "E' inapplicabile una regolamentazione di lavoro basata su più contratti collettivi, data la sinergia delle attività", spiegano le Poste. 

Il terreno di scontro si allarga anche alle ambite commissioni alla clientela, che sono fra le principali fonti di redditività bancaria, però in calo per via della congiuntura e della maggiore attenzione alle spese da parte del risparmiartore. Dal punto di vista delle banche, c'è un sostanziale monopolio postale nel pagamento con bollettino allo sportello del canone tv, per il quale sono convenzionati soltanto pochi istituti di credito, perlopiù piccole Bcc. 

venerdì 11 ottobre 2013

POSTE-ALITALIA: comunicato stampa del Segretario Generale Mario Petitto


11 OTTOBRE 2013





DICHIARAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE CISL POSTE

L’ipotesi che Poste Italiane sostenga con ingenti risorse finanziarie la ricapitalizzazione di Alitalia cade in un momento difficile per tutti gli operatori postali del mondo a causa della pesante riduzione dei volumi e dei ricavi della corrispondenza che costringono Management e Sindacati a continue e dolorose riorganizzazioni e ristrutturazioni.
Cio’ nonostante, di fronte al rischio evidente del fallimento di Alitalia con tutte le terribili conseguenze, riteniamo giusto che una “Azienda paese” come Poste Italiane offra il proprio sostegno alla auspicabile soluzione del problema, sperando che non si ripetano gli errori del passato.
Da parte nostra, impegnati da sempre a sostenere la tenuta e lo sviluppo di attivita’ diversificate dell’Azienda postale, seguiremo con attenzione la vicenda affinchè da questa operazione non nascano equivoci o danni per Poste Italiane.
Nel momento in cui Poste Italiane “aiuta il Paese”, riteniamo giusto che il Paese e il Governo sostengano Poste Italiane.

MARIO PETITTO
SEGRETARIO GENERALE SLP-CISL