martedì 24 marzo 2015

Fondo monetario internazionale - con il sindacato più debole, i ricchi saranno sempre più ricchi



Criticati da destra e da sinistra, chiusi fuori dalla porta dal governo e alle prese con centinaia di crisi aziendali, i sindacati trovano un alleato inatteso nel Fondo monetario internazionale. Secondo un articolo di due economiste del Fondo, Florence Jaumotte e Carolina Osorio Buitron, il calo degli iscritti ai sindacati spiega metà dell'aumento di 5 punti della concentrazione del reddito nelle mani del 10% più ricco della popolazione, nelle economie avanzate, tra il 1980 e il 2010.
"L'indebolimento dei sindacati riduce il potere contrattuale dei lavoratori rispetto a quello possessori di capitale, aumentando la remunerazione del capitale rispetto a quella del lavoro" e porta le aziende ad assumere decisioni che avvantaggiano i dirigenti, per esempio sui compensi dei top manager, affermano Jaumotte e Osorio anticipando i risultati della ricerca sulla rivista dell'Fmi 'Finance & Development'.
Lo studio esamina diverse misure dell'iniquità (dalla quota di reddito del 10% più ricco della popolazione all'indice di Gini) per tutti i paesi ad economia avanzata per cui sono disponibili informazioni. E anche considerando il ruolo della tecnologia, della globalizzazione, della liberalizzazione finanziaria e del fisco, dimostra che "il declino della sindacalizzazione è fortemente associato con l'aumento della quota di reddito" in possesso dei ricchi.
Questa maggiore iniquità, secondo recenti studi, può portare a una crescita minore e meno sostenibile ed essere nociva per la società "perché consente ai più ricchi di manipolare in proprio favore il sistema economico e politico", come è emerso anche da una ricerca del premio Nobel per l'Economia, Joseph Stiglitz.
L'articolo, intitolato 'Power from the people' sulla falsa riga di una canzone di John Lennon, rappresenta una svolta rispetto al tradizionale approccio liberista del Fondo monetario, come sottolinea il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: pure "il Fondo Monetario Internazionale, istituzione al di sopra di ogni sospetto, riconosce il ruolo positivo del sindacato nelle società moderne. Tutto ciò rafforza il nostro convincimento a lottare, tra mille opposizioni, innanzitutto per difendere il potere d'acquisto di salari e pensioni", dice Barbagallo.
"Penso che lo studio di Jaumotte e Osorio debba far riflettere i tanti sostenitori dell'inutilità della mediazione politica, economica e sociale svolta dai corpi intermedi", rilancia la leader della Cgil, Susanna Camusso, che rimarca come "quando il sindacato è presente i risultati in termini di protezione economica sono molto maggiori di qualsiasi altro strumento, sia esso il reddito di cittadinanza o il salario minimo deciso dalla politica". "Il dialogo sociale - conclude il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan - è oggi un elemento indispensabile da salvaguardare e promuovere, per assicurare una partecipazione democratica e uno sviluppo inclusivo e sostenibile dell'intero sistema".

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