lunedì 9 marzo 2015

Allarme costo del lavoro per Poste: +12,3% per i dirigenti nel 2013


Costo dei dirigenti cresciuto del 12,3% in un anno. «Incompletezza e ritardi» per l’allineamento alla normativa sui servizi finanziari. Forte declino della corrispondenza tradizionale che deve essere contrastato per rilanciare l’area dei servizi postali e rafforzare l’azienda, presupposto fondamentale per la prevista quotazione in Borsa. Sono queste le “ombre” di Poste italiane rilevate nella relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria per l’esercizio 2013.

Utile 2013 a quota 708 milioni
Il 2013 di Poste Italiane Spa si è chiuso con un utile di 708,1 milioni di euro (in calo di 14 milioni rispetto al 2012). Al risultato, comunque positivo, hanno contribuito - rileva la Corte dei conti - sia l’utile conseguito dal BancoPosta (374 milioni) sia l’iscrizione in bilancio del provento straordinario di 217,7 milioni relativo ai crediti per l’indeducibilità dall’imponibile Ires dell’Irap sostenuta sul costo del lavoro, maturati nei periodi di imposta 2004-2006.

Ricavi in calo: contrastare il declino delle lettere
I ricavi ammontano a 9,4 miliardi di euro (-0,5% sul 2012) con i servizi postali che cedono il 6,2% mentre i servizi BancoPosta restano stabili (+0,1%). La prevista quotazione in Borsa di Poste - scrivono i magistrati contabili - presuppone un «rafforzamento dell’azienda» e rende per questo «necessario operare un rilancio dell’area dei servizi postali, contrastando il forte declino della corrispondenza tradizionale, il cui servizio dovrebbe comunque essere reso ai massimi livelli di efficienza, con interventi sui segmenti più promettenti quali il servizio di raccolta e consegna dei pacchi».

I costi di Poste ammontano a 8,5 miliardi (-0,2% sul 2012). Il costo del lavoro si attesta sui 5,9 miliardi (+1,7% rispetto al 2012) con «un significativo incremento sia per le competenze fisse (+4,1%) che per le competenze accessorie (+18,4%), comprensive dei compensi incentivanti». E, segnala la Corte, «merita attenta considerazione». Soprattutto il costo del personale dirigente: 150,5 milioni, in crescita del 12,3% rispetto al 2012 e pari al 2,5% del complessivo costo del lavoro. 

Cinque annualità la buonuscita di Sarmi
La relazione alza il velo sull’accordo per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con l’ex amministratore delegato Massimo Sarmi che ha lasciato la società a maggio, sostituito dal nuovo top manager Francesco Caio, e ha chiuso il rapporto di lavoro con Poste Italiane al 31 luglio: quattro annualità a titolo di incentivo e un’altra come indennità per il mancato rinnovo del rapporto di amministrazione. Sarmi nel 2013 era il manager di Stato più pagato con uno stipendio lordo di 1,56 milioni (1.185.000 come amministratore delegato e 378mila come direttore generale). La relazione rivela che l’azionista ministero dell’Economia aveva raccomandato al Cda orientamenti «improntati al massimo rigore». Poste Italiane ha versato anche 30mila euro agli avvocati di Sarmi come contributo per le spese legali nella definizione dell’accordo.

Servizi finanziari, serve massimo impegno
Nel settore dei servizi finanziari - che conferma anche per il 2013 la sua redditività - l’accresciuta complessità della normativa di riferimento «continua a richiedere» per le Poste - si legge nella relazione della Corte - «una intensa attività di adeguamento degli assetti procedurali, con il perdurare di situazioni di incompletezza e ritardi, che necessitano di forti accelerazioni ai fini di un completo allineamento». La Corte raccomanda quindi «il massimo impegno della società per l’adozione di idonei, definitivi interventi atti a fronteggiare tali problematiche, di rilevante impatto sotto diversi profili». 

Privatizzazione all’orizzonte
I magistrati contabili sottolineano poi come la società ha dato impulso alle attività propedeutiche alla definizione del processo di privatizzazione avviato dal Governo, che per Poste italiane prevede l’alienazione fino ad un massimo del 40% della quota di partecipazione detenuta dal ministero dell’Economia. 

Alitalia-Cai, ritorno coerente col piano industriale
C’è infine la “registrazione” dell’operazione Alitalia-Cai: dopo la sottoscrizione, nel dicembre 2013, dell’aumento di capitale per 75 milioni di euro, Poste ha proceduto a un ulteriore investimento di 75 milioni di euro, nell’ambito di un intervento complessivo di 300 milioni dei principali azionisti di Alitalia. «A tale decisione la società è pervenuta dopo un approfondito esame del nuovo progetto di business della compagnia aerea, e la fissazione di condizioni protettive per l’investimento, con aree di ritorno coerenti con il piano industriale in via di definizione».


Ilsole24ore


Nessun commento:

Posta un commento