domenica 13 settembre 2015

Ipo Poste, spazio ai fondi sovrani


Scatta il conto alla rovescia per l’approdo di Poste Italiane in Borsa. Da domani l’operazione entra in una fase decisiva, con una tabella serrata di passaggi cruciali che si terranno nelle prossime quattro settimane e che nell’arco di 30 giorni (29 per l’esattezza) consentiranno di avviare l’offerta di vendita. Ormai, salvo terremoti sui mercati azionari, non si torna più indietro. Tra lunedì e mercoledì il management della società ha in programma incontri con gli investitori a New York e poi a Londra. Non si tratta del road show, ma di approfondimenti chiesti dai fondi nordamericani, tra cui importanti fondi pensione e hedge fund, e da fondi sovrani del far East, tra cui fondi cinesi.
Questa categoria di investitori sarà cruciale per garantire la presenza nel capitale di Poste di azionisti di lungo periodo che consentano di dare stabilità alle quotazioni del titolo. L’ingresso di fondi sovrani nel capitale viene data come un fatto altamente probabile e sarebbe una prima assoluta per una privatizzazione italiana. Questa tipologia di fondi ha bisogno di molto tempo e di ripetuti approfondimenti per prendere le decisioni di investimento ed è per questo motivo che management, advisor e banche del consorzio di collocamento, hanno cominciato a incontrarli sin da prima dell’estate. La decisione di alzare l’asticella della soglia al possesso azionario per i soci privati al 5% (contro il 3% di precedenti privatizzazioni) risponde proprio all’esigenza di consentire ai fondi sovrani (che non si muovono per investimenti troppo limitati) di prendere in considerazione Poste Italiane, così come per invogliare i fondi long term Usa. Il feed back che l’ad Francesco Caio e il cfo Luigi Ferraris avranno dagli incontri di questa settimana saranno importanti per le decisioni che dovranno essere assunte dall’azionista ministero dell’Economia la settimana seguente. Il dicastero dovrà stabilire la quantità di titoli da mettere in offerta e la ripartizione tra investitori istituzionali e risparmiatori: l’orientamento è mettere sul mercato il 40%, pari a 520 milioni di azioni, mentre la ripartizione dovrebbe puntare su un coinvolgimento dei risparmiatori attorno al 35% o poco più. «Circa il 40% dell’offerta sarà destinato al retail - ha confermato Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa San Paolo e vicepresidente di Banca Imi, tra i global coordinator dell’operazione. «La quota per i dipendenti - ha aggiunto - è ancora oggetto di trattative».
Non è detto che il Tesoro, presa la decisione, comunichi subito quantità dell’offerta e ripartizione, che sono passibili di modifica fino alla conclusione dell’offerta. L’ultimo lunedì di settembre saranno pubblicate le ricerche degli analisti delle banche del consorzio che consentiranno agli investitori di elaborare le prime valutazioni. In quella settimana ci sarà la cosiddetta fase di premarketing che cpermetterà poi tra il 5 e il 9 ottobre - quando è atteso il via libera di Consob al prospetto e di Borsa Italiana all’operazione -, di determinare la forchetta di prezzo. Se, come probabile, si conferma il range 8 - 10 miliardi di valore, la forchetta oscillerà tra 5,5-7,5 euro. Per un titolo come Poste Italiane un range di oscillazione tra il 25 e il 30% consente di gestire fasi di volatilità che potrebbero verificarsi nella fase di offerta senza compromettere l’operazione. Il 10 ottobre è prevista la pubblicazione del prospetto informativo. Per il 12 ottobre (salvo intoppi nell’interlocuzione con la Consob che potrebbero far slittare il tutto di una settimana) ci si aspetta il D-day: il via all’offerta di vendita, che coinciderà anche con l’avvio del road-show, e che durerà per due settimane. Quel giorno sarà fissato anche il prezzo massimo che potranno pagare i risparmiatori: qualsiasi sia l’andamento della vendita con gli investitori, i risparmiatori non potranno pagare oltre quel prezzo (che comunque non sarà superiore al margine alto della forchetta). Il prezzo e la quantità in offerta definitivi dovrebbero essere stabiliti venerdì 23 ottobre. L’avvio della negoziazioni a piazza Affari è previsto per il 28 ottobre.

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