venerdì 14 agosto 2015

Poste, il contributo torna a 350 mln - Il Sole 24 Ore

Ci sono ancora importanti dossier che Poste Italiane deve riuscire a chiudere prima della quotazione in Borsa. Tra questi sicuramente il nuovo contratto di programma da firmare con il ministero dello Sviluppo economico. Sia il contratto che la delibera dell’Autorità per le comunicazioni, che ha dato via libera alla riforma dei recapiti con la consegna a giorni alterni nel 25% del territorio nazionale recepita nello stesso contratto, devono poi passare al vaglio della Commissione europea. La cui posizione rispetto alla riforma italiana non è proprio di entusiasmo. Lo stato dell’iter approvativo del contratto viene riportato nella semestrale di Poste, nella quale si spiega che il 3 luglio il ministero e Poste hanno raggiunto un accordo su una bozza di nuovo contratto 2015-19 che ora è all’esame del Parlamento per il parere non vincolante delle commissioni parlamentari atteso entro metà agosto, dopodichè potrà esserci la stipula finale. Nel nuovo contratto ci sono novità importanti destinate ad avere un impatto- positivo - diretto sui conti della società. Il primo aspetto riguarda i fondi per finanziare il servizio universale: la riforma dei recapiti introdotta con la legge di stabilità dello scorso anno ha tagliato i contributi pubblici in materia da un livello medio di 350 milioni a un importo fisso annuo fino al 2019 per 262 milioni. Il contratto introduce, però, una misura compensativa che ha già spinto i concorrenti di Poste, a partire da Nexive, a presentare ricorso al Tar.

È previsto che per coprire ulteriormente gli oneri a carico di Poste (in tutto il peso reale del servizio universale ammonta a oltre 600 milioni) si possa attingere per tutti gli anni del contratto al fondo di compensazione degli oneri del servizio universale, amministrato dal ministero. Ad esso sono sono tenuti a contribuire i titolari di licenze individuali (ovvero in concorrenti di Poste) entro la misura massima del 10% degli introiti lordi derivanti dall’attività autorizzata. La compensazione può avvenire entro un limite massimo di 89 milioni l’anno. L’Agcom ha la facoltà di «definire annualmente la quantificazione dell’onere del servizio e la determinazione del contributo al suddetto fondo di compensazione, previa notifica oreventiva e autorizzazione della Commissioni europea». Sono molte le osservazioni e condizioni che l’Agcom ha posto sul nuovo testo del contratto e non tutte sono state accolte. A questo tema si riallaccia la semestrale di Poste quando riferisce di un provvedimento approvato a marzo dall’Agcom che stabilisce i criteri per il rilascio delle licenze indivuduali. «Avverso tale delibera - recita la semestrale - il 27 maggio 2015 la società Nexive e l’associazione italiana corrieri aerei internazionali hanno presentato ricorso al Tar contro con specifico riferimento all’assoggettamento dei soggetti titolari di autorizzazione generale all’obbligo di contribuire al fondo di compensazione per l’onere del servizio universale». Poste ha presentato al Tar una memoria in merito al giudizio il 27 giugno. Riassumendo: il contratto sposta sul mercato un terzo del contributo per il servizio universale sinora a carico dello Stato. Sarà un caso che 262 più 89 fa proprio quei 351 milioni che Poste ha percepito prima del taglio introdotto con la legge di stabilità? I concorrenti, però, non ci stanno e ora le sorti dell’applicazione di quella parte del contratto sono in mano al Tar. 

C’è un altro aspetto importante. Il contratto prevede tutta serie di nuovi servizi «al cittadino, alle imprese, alle pubbliche amministraizoni» nell’obiettivo della «coesione sociale». Nella sostanza si mette a disposizione la rete postale per un supporto finalizzato «alla fruizione di servizi on line forniti dalla Pa e da privati. Poste può assumere un ruolo di particolare rilevanza per l’attuazione degli obiettivi dell’agenza digitale». Poste deve definire però servizi e corrispettivi in convenzioni ad hoc con le Pa, perchè questi non possono essere finanziati, come avrebbe voluto la società, con il servizio universale. Perchè allora inserirli nel contratto di programma? Potrebbe essere un sistema per sottrarre questo tipo di attività alla concorrenza creando un’area di riserva per Poste e contribuire ad accrescere le fonti di ricavo.


Ilsole24ore

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