martedì 31 marzo 2015

Problemi con L'UE per Caio

La Ue ferma le Poste.


Guai in vista per la privatizzazione delle Poste, uno dei pilastri del piano con il quale Renzi e Padoan - insieme alla dismissione di quote di Enel, Fs ed Enav - puntano ad incassare 10 miliardi per risanare i conti pubblici. Solo due giorni fa l’Autorità per le Comunicazioni (Agcom) ha dato il via libera alla riforma proposta dall’amministratore delegato di Poste Italiane Francesco Caio, ma da Bruxelles è già arrivata una lettera che mette in dubbio la legalità di uno dei suoi tasselli: il taglio della consegna della posta.
FRANCESCO CAIO ALESSANDRO PROFUMO

Lettere e cartoline secondo il nuovo piano non verranno più recapitate tutti i giorni, come il servizio universale ha sempre previsto, ma ogni quarantotto ore sul 25% del territorio. Una misura giustificata dall’ad con la necessità di risparmiare su un servizio che, anche a causa dell’avvento delle e-mail, ha provocato alle Poste un calo dei ricavi di 300 milioni di euro.

La sforbiciata - insieme al taglio di 455 sportelli e all’aumento delle tariffe - è uno dei punti cardine del piano di risparmi messo nero su bianco da Caio per aggiustare i conti di Poste in vista della privatizzazione. Lo ha spiegato direttamente Caio in un’intervista pubblicata lo scorso venerdì dal Sole 24 Ore, lo stesso giorno in cui è arrivato il via libera dell’Agcom: la riforma del «settore recapiti è essenziale non solo per la privatizzazione, ma per la sostenibilità del business », ha affermato l’amministratore delegato.
Francesco Caio

Ebbene, la decisione di non portare più la posta in 4mila comuni italiani, escludendo dal servizio quotidiano circa 15 milioni di italiani, a Bruxelles non piaceaffatto. E la Commissione europea lo ha fatto sapere all’Agcom esattamente un giorno prima che questa approvasse (con la sola astensione del consigliere Antonio Preto) la misura dando il via alla consultazione pubblica di 30 giorni al termine del quale, se non ci saranno intoppi, il piano entrerebbe in vigore.

Ma difficilmente tutto andrà liscio, con l’esecutivo comunitario che ha scritto chiaramente che se il servizio giornaliero non sarà ripristinato l’Italia, e dunque le Poste, andranno incontro a una procedura di infrazione europea per violazione della Direttiva sui Servizi Postali. Un intralcio difficilmente superabile per Caio, determinato a quotare le Poste entro il 2015.

«Il servizio di posta universale - ricorda la Commissione europea nella lettera indirizzata all’Agcom - garantisce una consegna all’abitazione o alla sede di ogni persona naturale o giuridica ogni giorno lavorativo». Un obbligo, sottolinea Bruxelles, confermato nel 2008 quando le email avevano già impattato sul business postale proprio perché non si tratta di un servizio di mercato ma di un obbligo universale necessario «a garantire il diritto alla comunicazione tra cittadini e per assicurare la coesione sociale e territoriale in tutti i paesi dell’Unione».

poste italiane
La Commissione europea ricorda che si può derogare al servizio universale solo «in circostanze o situazioni geografiche eccezionali» molto limitate. Adesempio, deroghe a una fetta di popolazione superiore all’1% sono state permesse solo alla Grecia vista l’impossibilità fisica di servire ogni giorno tutte le sue isole. E comunque nel caso ellenico si tratta di un’eccezione che tocca appena il 6,8% della popolazione, non il 25% come avverrebbe in Italia. Per questo la Commissione ribadisce che «la possibilità di derogare a questo obbligo deve rimanere limitata a circostanze e condizioni geografiche eccezionali e non deve essere applicata come eccezione ampia e generalizzata».

E conclude chiedendo all’Agcom di inviarle «una valutazione più dettagliata delle circostanze che potrebbero giustificare queste eccezioni». Un linguaggio felpato che si addice a una comunicazione tra Bruxelles e un’Autority nazionale per dire che o la norma sarà cambiata, oppure verrà bloccata da una procedura d’infrazione.

Poste: piano Caio a rischio procedura infrazione

Poste a rischio infrazione. Il piano di privatizzazione preparato dall’ad Francesco Caio potrebbe cadere sotto la scure dell’Antitrust europeo: non rispetterebbe le norme comunitarie sul servizio universale.
L’Italia rischia l’apertura di unaprocedura di infrazione per violazione delle norme europee suiservizi postali. E’ questo l’effetto delle decisioni prese dall’amministratore delegato di PosteFrancesco Caio nell’ambito della privatizzazione della società. Nel mirino di Bruxelles, in particolare, potrebbe finire la decisione di non consegnare più le lettere ogni giorno sul 25% del territorio italiano. Una decisione che coinvolge 4mila Comuni e circa 15 milioni di cittadini. Ma che potrebbe farci contravvenire ai principi comunitari sul servizio universale.
Nel mirino c’è l’ipotesi di non recapitare più lettere e cartoline tutti i giorni sul 25% del territorio italiano, ma passare a una consegna ogni 48 ore. In questo modo sarebbe possibile ottenererisparmi forti da un servizio che, negli ultimi anni, ha fatto segnare un calo dei ricavi da circa 300 milioni di euro. Con questo aggiustamento, che coinvolge 4mila Comuni e circa 15 milioni di cittadini, il manager conta di rimettere in asse i conti della società in vista della prossimaprivatizzazione, pensata per andare a regime entro la fine del 2015.
Secondo quanto spiega la Commissione europea in una lettera indirizzata al Garante per le comunicazioni, “il servizio di posta universale garantisce una consegna all’abitazione o alla sede di ogni persona naturale o giuridica ogni giorno lavorativo”. Questo obbligo è stato confermato daBruxelles nel 2008, momento in cui le mail avevano già avuto un profondo impatto sul mercato. La questione, però, è che si tratta di un servizio pubblico che serve “a garantire il diritto alla comunicazione tra cittadini e ad assicurare la coesione sociale e territoriale in tutti i paesi dell’Unione”.
Secondo l’Esecutivo comunitario, le deroghe sono ammesse solo “in circostanze o situazioni geografiche eccezionali”. E’ il caso della Grecia, dove c’è l’impossibilità fisica di raggiungere tutta la popolazione ogni giorno, vista la distribuzione delle isole sul territorio. Anche se va sottolineato che parliamo di un’eccezione che coinvolge appena il 6,8% della popolazione e non il 25%, come succederebbe per l’Italia con il piano di Caio. Quindi, secondo Bruxelles, “la possibilità di derogarea questo obbligo deve rimanere limitata a circostanze e condizioni geografiche eccezionali e non deve essere applicata come eccezione ampia e generalizzata”.
L’operazione di Poste aveva incassato il via libera dell’Autorità garante le telecomunicazioni. Che, in questi giorni, ha avviato una fase di interlocuzione con l’Antitrust europeo per dare l’ok al progetto. Questo passaggio, però, si sta rivelando molto più che una semplice formalità. E, nei prossimi giorni, sembra in arrivo una bocciatura formale che, di fatto, potrebbe stoppare l’intera operazione e portare problemi ai piani di spending review del nostro paese.
http://www.euractiv.it


Poste, Commissione Ue boccia consegna a giorni alterni: “Solo in casi eccezionali”



Venerdì scorso Bruxelles ha scritto all'authority delle comunicazioni per chiedere "una valutazione più dettagliata delle circostanze" che secondo l'amministratore delegato Francesco Caio giustificano la riduzione della frequenza dei recapiti. Se il piano non verrà rivisto si profila una procedura di infrazione

La consegna delle lettere a giorni alterni non s’ha da fare. LaCommissione europea si mette di traverso rispetto al piano industriale dell’amministratore delegato di Poste italianeFrancesco Caio, che per rimettere in sesto i conti in vista dellaprivatizzazione del gruppo intende da un lato chiudere 455 sportelli, dall’altro aumentare le tariffe e ridurre la frequenzadei recapiti sul 25% del territorio nazionale. Con il risultato che 15 milioni di italiani riceverebbero la posta un giorno sì e uno no.
Sabato l’Agcom, in un documento ora sottoposto a consultazione pubblica, ha decretato che il rialzo dei prezzi ipotizzato da Caio è eccessivo. Ma ha dato un sostanziale via libera, con la sola astensione del consigliere Antonio Preto, al taglio delle consegne.Repubblica rivela però che venerdì la Commissione Ue ha inviato all’authority un documento in cui mette in dubbio lalegalità dell’operazione. Ventilando il rischio dell’apertura di una procedura di infrazione.
Bruxelles ricorda che il servizio di posta universale, cioè quello che “garantisce una consegna all’abitazione o alla sede di ogni persona naturale o giuridica ogni giorno lavorativo”, è un obbligo. Confermato dalla direttiva europea sui servizi postali del 2008. Nonostante le comunicazioni elettroniche abbiano in gran parte soppiantato quelle cartacee, infatti, il recapito delle lettere è ancora ritenuto necessario per assicurare “il diritto alla comunicazione tra cittadini e la coesione sociale e territoriale”. Le deroghe consentite sono limitate e devono essere giustificate da “circostanze o situazioni geografiche eccezionali“. Inammissibile invece una “eccezione ampia e generalizzata” come quella immaginata da Caio.
La missiva, scrive il quotidiano di Largo Fochetti, si chiude con la richiesta all’autorità guidata da Angelo Cardani di inviare all’esecutivo europeo “una valutazione più dettagliata delle circostanze che potrebbero giustificare queste eccezioni”. In caso contrario, il progetto sarà bloccato d’imperio con l’ennesima procedura per violazione di normative comunitarie.

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