giovedì 19 marzo 2015

Poste, piano Caio al vaglio dell’Authority






L’Authority per le comunicazioni ha convocato per il 25 marzo la riunione del consiglio che potrebbe già decidere sulla rivoluzione dei recapiti proposta dal nuovo ad di Poste, Francesco Caio. La proposta prevede un aumento delle tariffe e una riduzione del servizio in alcune zone, con la consegna a giorni alterni. Ma l’Autorità avrebbe una serie di perplessità sull’impatto della riforma: in particolare l’effetto della consegna a giorni alterni che andrà a ricadere su circa 4 mila comuni italiani. La decisione che prenderà l’Authority è destinata a influire sul valore e sulla quotazione di Poste. E anche sul bilancio 2014, che dovrebbe essere approvato il prossimo 24 marzo ma per il quale è stata valutata anche un’ipotesi di slittamento.

Si apre una settimana cruciale per il futuro di Poste Italiane e per il destino della sua privatizzazione. L’Authority per le comunicazioni ha fissato per il 25 marzo la riunione del consiglio che potrebbe già prendere una decisione sulla rivoluzione nel settore dei recapiti voluta dal nuovo ad, Francesco Caio. La posizione dell’Autorità sarà determinante. Poste Italiane, anche sulla base delle novità introdotte nella legge di stabilità a fine 2014, ha proposto alcune modifiche sostanziali che impatteranno sul servizio universale, che va garantito in tutte le aree del Paese. La proposta prevede di poter consegnare la posta a giorni alterni nel 25% del territorio nazionale. E ancora: è previsto un significativo aumento delle tariffe. La posta prioritaria dovrebbe passare, per la lettera standard, da un costo di 0,80 a 3 euro a fronte di un obbligo meno stringente sulla consegna, poichè il recapito entro il giorno dopo dovrà essere assicurato non più nell’86% ma nell’80 per cento dei casi. Viene, poi, reintrodotta la posta ordinaria, al costo di un euro, con obblighi di consegna entro quattro giorni. Il nuovo equilibrio nei servizi postali dovrebbe consentire, nei piani di Caio, di arrivare a uno-stop loss nei recapiti, che oggi bruciano 400 di utili l’anno. Altrimenti, a scenario invariato, entro il 2019 il gruppo Poste andrebbe in rosso. E questo anche per la riduzione del contributo pubblico sul servizio universale, a partire da quest’anno, da 350 a 260 milioni l’anno. Le perplessità dell’Autorità sul piano di Poste, però, non sono poche e hanno già preso consistenza in una riunione del consiglio che si è tenuta la scorsa settimana. Il combinato disposto tra aumenti tariffari e taglio del servizio, è il timore, rischia di tradursi in un impatto molto forte per gli utenti. Già oggi la consegna dopo 24 ore della prioritaria è un caso raro. Se poi viene consegnata a giorni alterni, ci si chiede, il servizio veloce perderebbe molto del suo senso. La preoccupazione maggiore riguarda la vastità del territorio che la consegna a giorni alterni investirebbe: l’Autorità ha calcolato che sarebbe toccata una buona metà dei comuni italiani, circa 4 mila. Se si combina questo con il piano di chiusura degli sportelli (455) che Poste sta portando avanti, la miscela rischia di diventare esplosiva. L’Authority fa perno sui poteri che le direttive europee le affidano: in particolare, la consegna a giorni alterni dalla disciplina comunitaria è ammessa solo in casi eccezionali. E la facoltà di decidere quali siano questi casi, Bruxelles l’ha affidata alle Autorità nazionali. Su questo punto, però, c’è una controversia interpretativa, nel senso che alcuni (non è chiaro se a seguito di una traduzione poco fedele nella legge di recepimento della direttiva) ritengono che si debba parlare non di casi «eccezionali», bensì di «situazioni particolari», che darebbero maggiore libertà di azione nella consegna a giorni alterni. L’Autorità, comunque, non ha ancora ultimato la stesura della delibera e il dibattito interno è in corso in questi giorni. E anche il 25 marzo potrebbe non essere un giorno decisivo. Quello che appare abbastanza probabile sin da ora, però, è che difficilmente sarà dato un via libera senza qualche paletto . 
Il management del gruppo dei recapiti è dunque con il fiato sospeso, perchè quel documento (che dovrà andare poi al vaglio di Bruxelles) rischia di influire sulla valutazione di Poste. Già ora condiziona l’approvazione del bilancio 2014: il presidente, Luisa Todini, ha convocato per il 24 marzo il cda per l’approvazione del bilancio e del budget 2015. Ma in questi giorni si è valutata l’opportunità di rinviare l’approvazione di un mese, per attendere quella decisione. Non è da escludere, infatti, che in base a come sarà la posizione dell’Autorità, la società possa decidere di svalutare o meno asset nel comparto recapiti. O possa rivedere il budget per quest’anno. A complicare il tutto, però, ci sono le norme sulla vigilanza bancaria che diverranno operative per Poste a partire da giugno: questo implica che anche Banca d’Italia dovrà verificare il bilancio del gruppo e per farlo può prendersi fino a 60 giorni. Il rischio che l’allungarsi dei tempi, a quel punto, potesse interferire con la quotazione ipotizzata a fine anno sarebbero stati troppo alti. Da qui la scelta di approvare il bilancio martedì prossimo, anche se sarà necessaria una seduta fiume.

Laura Serafini


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