giovedì 9 ottobre 2014

Jobs act e art 18


Niente più reintegro per i licenziamenti economici: verrà sostituito con un indennizzo «certo e crescente» con l'anzianità di servizio. Doppio regime per i licenziamenti disciplinari: il reintegro scatterà per quei casi ingiustificati particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie, nelle altre situazioni è previsto un indennizzo economico «definito e certo». Nessuna modifica, invece, per la tutela reale in caso di licenziamento discriminatorio: la reintegrazione nel posto di lavoro resta confermata, come stabilito dalla Costituzione.
È questa la direzione di marcia per il governo che intende modificare il regime di reintegro disciplinato dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, applicato alle aziende con più di 15 dipendenti, che a sua volta era già stato modificato dalla legge Fornero (numero 92 del 2012). Queste modifiche si applicheranno a tutte le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti stipulate dopo l'entrata in vigore della legge, mentre non verranno toccati i contratti in essere (a meno che una persona non cambi posto di lavoro; allora per il nuovo lavoro sarà soggetto al nuovo regime). Queste linee di indirizzo sono confermate nella relazione che il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, avrebbe voluto illustrare in Aula al Senato. Dopo che il suo intervento è stato interrotto dalle proteste dei senatori del Movimento 5 Stelle, Poletti ha deciso di depositare il testo della relazione che è rimasta agli atti, senza pronunciare l'intero discorso. «Per il governo è centrale la delega lavoro in tutta la sua portata, non solo l'articolo 18 che resta importante – ha detto il ministro – non è l'alfa e l'omega della nostra riflessione. Sull'articolo 18 ci sono eccessive aspettative sia in senso negativo che positivo».
L'illustrazione della direzione di marcia è significativa, dal momento che il Ddl delega dà ampio mandato al governo di intervenire sul tema nell'ambito dei decreti legislativi (sui quali le commissioni parlamentari potranno esprimersi con poteri non vincolanti). Il Ddl Jobs act, infatti, non esplicita direttamente cosa accadrà per il regime della reintegra, limitandosi (punto 7 lettera c del maxi-emendamento) a individuare nell'ambito della delega sul riordino dei contratti «la previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, in relazione all'anzianità di servizio». Tutto è rimandato ai decreti attuativi. È proprio la genericità del Ddl delega che spaventa la minoranza Pd che avrebbe voluto esplicitare nell'articolato l'impegno contenuto nella relazione depositata dal ministro Poletti, o quanto meno avrebbe voluto votare un ordine del giorno vincolante per il governo, nel timore di trovare sorprese non gradite in sede di decreto legislativo. 
L'obiettivo più volte espresso dal premier Renzi è quello di limitare fortemente la discrezionalità dei magistrati sui presupposti che portano alla scelta del regime sanzionatorio, per restituire certezze a imprese e lavoratori. «La nuova riforma dell'art. 18 – afferma Arturo Maresca, professore di diritto del lavoro alla Sapienza – è necessaria perché la legge Fornero non è riuscita a realizzare l'obiettivo che si era posta, cioè di rendere certi i costi del licenziamento quando in sede giudiziaria viene disconosciuta la sussistenza della giusta causa, secondo valutazioni connotate spesso da un'ampia discrezionalità». In caso di licenziamento disciplinare, se considerato illegittimo, in base alla legge Fornero si applica la reintegra in due casi: se il fatto non sussiste (un lavoratore è ingiustamente accusato di aver rubato) o se nei contratti nazionali per la fattispecie è prevista una sanzione conservativa (si viene licenziati perché si arriva tardi al lavoro, ma secondo il contratto nazionale si può essere sanzionati al massimo con un giorno di sospensione). Il problema è che i contratti nazionali, come sottolinea Maresca, «molto spesso sono scritti in modo generico e sempre interpretabile da parte del giudice». In futuro per i licenziamenti disciplinari i casi di reintegra saranno indicati dalla legge, con l'obiettivo di sottrarli alla discrezionalità dei giudici. Se questo obiettivo verrà conseguito, dipenderà da come saranno scritti i decreti delegati.


Nessun commento:

Posta un commento