Per la privatizzazione di Poste è necessario ridefinire il servizio universale. Lo ha sottolineato l'amministratore delegato, Francesco Caio, in audizione presso la commissione Bilancio della Camera. L'ad di Poste ha spiegato che «il settore postale è e resterà in perdita se non sapremo cogliere le opportunità logistiche».
Non è ipotizzabile poter finanziare i servizi postali all'infinito con i proventi della banca e dell'assicurazione
«La sostenibilità di Poste - ha aggiunto - passa attraverso la sostenibilità di ogni suo business e non è ipotizzabile poter finanziare all'infinito con i proventi della banca e dell'assicurazione i servizi postali». Per questo, Caio ha espresso la necessità di una ridefinizione «dell'onere del servizio universale». Per la sostenibilità di lungo periodo del gruppo, che è determinante per gli investitori, ha detto l'ad, « è importante definire un quadro di norme e anche il servizio universale».
Il servizio universale costa un miliardo, ma il contributo dello Stato è 340 milioni
«Il costo del servizio universale - ha detto Caio - è un miliardo e il contributo dello Stato è di 340 milioni. Questo è il punto di partenza. Qual è il punto di sostenibilità? Perchè come Poste italiane la privatizzazione non implica affatto che noi abdichiamo a quei servizi di presenza territoriale, di rapporto valoriale col territorio, con i cittadini, di erogazione dei servizi di utilità pubblica ma devono essere inquadrati in una maniera, chiara, trasparente, perchè vanno spiegati a chi dovrà mettere i soldi su Poste italiane». Fra l'altro, ha rilevato Caio, il servizio pubblico è «ormai al 90% del suo fatturato finanziato da imprese. E quindi - ha sottolineato - noi dobbiamo trovare nell'evoluzione della corrispondenza e nella logistica dei pacchi attraverso l'e-commerce una nuova modalità di equilibrio e in questo contesto qual è il nuovo equilibrio di servizio universale».
Per la privatizzazione di Poste è necessario ridefinire il servizio universale. Lo ha sottolineato l'amministratore delegato, Francesco Caio, in audizione presso la commissione Bilancio della Camera. L'ad di Poste ha spiegato che «il settore postale è e resterà in perdita se non sapremo cogliere le opportunità logistiche».
Non è ipotizzabile poter finanziare i servizi postali all'infinito con i proventi della banca e dell'assicurazione
«La sostenibilità di Poste - ha aggiunto - passa attraverso la sostenibilità di ogni suo business e non è ipotizzabile poter finanziare all'infinito con i proventi della banca e dell'assicurazione i servizi postali». Per questo, Caio ha espresso la necessità di una ridefinizione «dell'onere del servizio universale». Per la sostenibilità di lungo periodo del gruppo, che è determinante per gli investitori, ha detto l'ad, « è importante definire un quadro di norme e anche il servizio universale».
Il servizio universale costa un miliardo, ma il contributo dello Stato è 340 milioni
«Il costo del servizio universale - ha detto Caio - è un miliardo e il contributo dello Stato è di 340 milioni. Questo è il punto di partenza. Qual è il punto di sostenibilità? Perchè come Poste italiane la privatizzazione non implica affatto che noi abdichiamo a quei servizi di presenza territoriale, di rapporto valoriale col territorio, con i cittadini, di erogazione dei servizi di utilità pubblica ma devono essere inquadrati in una maniera, chiara, trasparente, perchè vanno spiegati a chi dovrà mettere i soldi su Poste italiane». Fra l'altro, ha rilevato Caio, il servizio pubblico è «ormai al 90% del suo fatturato finanziato da imprese. E quindi - ha sottolineato - noi dobbiamo trovare nell'evoluzione della corrispondenza e nella logistica dei pacchi attraverso l'e-commerce una nuova modalità di equilibrio e in questo contesto qual è il nuovo equilibrio di servizio universale».
Nessun commento:
Posta un commento