Alitalia, le condizioni di Poste creano tensioni tra le banche
ROMA
La trattativa tra Alitalia-Cai e Etihad fa passi avanti sul taglio del costo del lavoro ma corre nuovi rischi nel versante finanziario.
A far discutere, come anticipato ieri dal Sole 24 Ore, è la posizione di Poste Italiane, che ha stabilito condizioni secondo le banche inaccettabili perché «disallineate dallo schema di accordo generale», per aderire all'aumento di capitale di 200 milioni di euro di Alitalia-Cai (l'assemblea dei soci deve deliberare il 25 luglio), alla garanzia per coprire il rischio di oneri per il contenzioso ed eventuali maggiori necessità di cassa di Alitalia fino al 2015.
Le banche si sono irritate per i paletti piantati da Francesco Caio, il nuovo a.d. di Poste. Caio subordina nuovi esborsi del gruppo (fino a 40 milioni la stima) a una «collaborazione continuativa» da concordare tra Alitalia e Poste, a «sinergie industriali e commerciali», tra cui la vendita dei biglietti Alitalia negli uffici postali.
Ma il gruppo Poste, per rispondere ad eventuali fabbisogni di cassa di Alitalia-Cai oltre il budget, ha indicato condizioni che, dice un'autorevole fonte bancaria, «creano un disallineamento tra la posizione di Poste e le banche». Le Poste propongono un meccanismo che le proteggerebbe più delle banche anche in caso di oneri per le pendenze legali del passato, le «liability». Per l'aumento di capitale, detto "equity commitment", Poste chiede che il suo intervento non sia nell'Alitalia-Cai, come richiesto a tutti i soci, ma in un veicolo separato, che sarebbe azionista diretto della nuova compagnia che verrà scorporata da Cai, nella quale Etihad entrerà con il 49 per cento. Questo meccanismo, secondo fonti finanziarie, potrebbe mettere in discussione anche il principio – inviolabile per la Ue – che soci europei, in questo caso la Cai, devono possedere almeno il 51% della nuova Alitalia, perché questa avrebbe tre soci: Cai, il veicolo di Poste, Etihad con il 49 per cento.
Gli istituti di credito, che a fatica hanno trovato un punto di equilibrio sulla rinuncia a 560 milioni di crediti verso Alitalia (un terzo verranno cancellati, due terzi convertiti in azioni Cai), sono irritati. La posizione di Caio, osserva una fonte bancaria, è «un sì apparente che in realtà è più un no». Le banche più esposte con Alitalia sono Intesa Sanpaolo e Unicredit, poi Mps e Popolare di Sondrio. Pochi giorni fa l'a.d. di Intesa, Carlo Messina, ha detto che la banca è pronta a fare la sua parte ma non quella di altri, riferendosi alle obiezioni di Poste. Posizione condivisa da Unicredit. Irritazione anche al ministero dell'Economia, perché l'irrigidimento di Poste potrebbe far saltare l'operazione Etihad.
L'a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio, ha esortato i sindacati che non hanno aderito a firmare l'accordo sul costo del lavoro, si tratta di Uilt, Anpac, Avia e Anpav. «La firma di Cgil e Cisl, alla quale si è aggiunta quella di Ugl e Usb, segna un altro importante passo verso l'alleanza con Etihad», ha detto Del Torchio. «L'accordo sulle riduzioni del costo del lavoro è condizione imprescindibile per consentire all'azienda di arrivare con le sufficienti risorse finanziarie alla firma dell'accordo». Ma la Uilt non ha cambiato idea. E in due giorni, dopo il no al contratto nazionale e all'accordo sul costo del lavoro, la Uilt ha avuto 150 nuovi iscritti tra piloti e assistenti di volo.
Il sole 24 ore 20/07/14
Caio: non escludo nulla, per noi faro è mercato
Quanto alle resistenza di Poste a un ulteriore esborso per Alitalia l'ad di Poste, Francesco Caio ha dichiarato: «Non escludo nulla nel modo più assoluto, stiamo ancora lavorando e vediamo come evolve la situazione. Abbiamo dato da mesi la nostra disponibilità e stiamo partecipando attivamente al tavolo di cui apprezziamo lo spirito costruttivo», ma «ognuno deve farsi carico delle proprie prospettive e per noi il faro è il mercato». Parlando poi dell'ipotesi di una ricollocazione degli esuberi della compagnia aerea all'interno di Poste, l'ad ha ricordato che le sinergie sono state definite «nella parte preliminare degli accordi» e prevedono l'innesto di 25 persone nell'information technology: «Siamo fermi al mantenimento di quelle sinergie», ha concluso.
I no di Poste
Mentre il negoziato tra le banche creditrici di Alitalia volge verso il termine un nuovo scoglio si frappone alla chiusura della partita con la firma dei rappresentati degli istituti di credito. Uno scoglio che, come riportato oggi dal Sole 24 Ore, ha un nome e un cognome: Poste Italiane. La questione è relativa alla sottoscrizione di un «equity committment», cioè di un impegno a mettere mano al portafoglio in caso di sopravvenienza di oneri derivanti da precedenti contenziosi o di perdite nel 2014 superiori al budget di inizio anno, che Etihad ha chiesto agli azionisti che resteranno nel capitale della vecchia Alitalia. Si tratta di almeno 200-300 milioni, che potrebbero lievitare in base al rosso che avrà a fine anno la compagnia. È partita così la conta tra i soci del vettore tricolore per capire chi firmerà: le banche, Intesa Sanpaolo e UniCredit, sono pronte a fare la loro parte, così come probabilmente Roberto Colaninno eAtlantia. Le Poste di Francesco Caio no.
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