Ed il confronto -sempre effettuato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni- con qualche Paese europeo
La diminuzione del traffico, nonché il percorso di recupero di efficienza posto in atto dal fornitore del servizio universale (ossia Poste italiane), ha condizionato la dinamica degli addetti, dice ancora nella sua relazione 2015 l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nel 2014 i lavoratori si sono attestati intorno alle 151mila unità, in leggera riduzione (-0,41%) rispetto a dodici mesi prima. I portalettere, in particolare, nel 2014 erano 36mila, il 5,4% in meno.
La rete di accesso prevede 15.537 punti di accettazione, in lieve aumento (circa lo 0,4%) rispetto al 2013. La maggior parte (85,9%) di essi è costituita dagli uffici di Poste italiane (a dicembre 2014 erano 13.350), l’unico operatore che possiede una rete capillare su tutto il territorio nazionale. Ad aprile dell’anno scorso, gli uffici postali risultavano ubicati prevalentemente (55%) nei comuni urbani, dove risiede più dell’80% della popolazione. In tali centri il numero di cittadini per ufficio emergeva pari a 6.758, mentre in quelli rurali era uguale a 1.962. Nei 288 paesi in cui non sono presenti sportelli dimorava solo lo 0,14% delle persone.
Un esame con alcuni Stati europei (Austria, Eire, Francia, Germania) rivela che la capillarità delle rete tricolore, sia in termini di popolazione servita, sia in termini di copertura, “è confrontabile”; il primo paragone ha valori simili, con il secondo la rete nostrana è leggermente meno capillare solo rispetto alla tedesca.
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