Il nuovo ad di Poste Italiane Matteo Del Fante apre i cantieri per il nuovo piano industriale. E la novità è nel fatto che la strategia torna a puntare sui settori tradizionali del gruppo: la corrispondenza e la spedizione dei pacchi, ma anche i servizi finanziari, che garantiscono lo zoccolo duro del conto economico del gruppo.
I cantieri che saranno avviati per il piano industriale saranno cinque. I primi due sono dedicati alle aree di business tradizionali; a questi si aggiungono un cantiere sui sistemi dei pagamenti (nel quale rientra anche la partecipazione da poco rilevata in Sia), un altro sul settore assicurativo e uno dedicato alla possibilità di moltiplicare i servizi forniti alla pubblica amministrazione.
La strategia di Del Fante fa perno sulla prospettiva di recuperare efficienza e competitività nei settori tradizionali per poi innestare in questi comparti lo sviluppo di nuovi servizi da fornire ai clienti di Poste. Un metodo che verrà applicato anche alla consegna della posta (che subisce un’erosione del 9% dei volumi ogni anno), dove si pensa a una concorrenza più aggressiva con l’ambizioso obiettivo (puntando anche sulla crescita del comparto pacchi) di tornare a generare margini.
L’aspetto più interessante riguarda i servizi finanziari: il cantiere è dedicato al polo del risparmio, ma non in chiave di asset management. L’approccio parte dalla considerazione che la raccolta del risparmio postale (Buoni Fruttiferi e Libretti) è la reale fonte di sostentamento del gruppo: oltre 300 miliardi raccolti tramite i 13 mila sportelli della società per conto della Cdp, 22 milioni i clienti. Il business ha subito una flessione, complice la caduta dei tassi di interesse che ha ridotto i rendimenti. Ma la domanda di questi strumenti resta solida: l’azione punta a migliorare e raffinare i prodotti (domani ne verranno annunciati di nuovi) e a ridefinire la nuova convenzione con la Cdp che regola la remunerazione ricevuta da Poste. Al vaglio anche possibili nuovi servizi annessi o modalità di acquisto di Buoni e Libretti che motivino i clienti.
In questa ottica la vendita di strumenti di risparmio gestito, soprattutto se la società continua a comprare fabbriche di prodotto, rischia di innescare una concorrenza interna al gruppo rispetto alla raccolta del risparmio postale (oltre a sfidare la concorrenza del sistema bancario nazionale che nel lungo periodo si può rivelare controproducente). Su come sviluppare il business dell’asset management ci sono dunque in corso le riflessioni.
Il settore assicurativo continua a crescere, ma si cercherà di spingere con più decisione sul ramo danni, che promette bene. Anche le possibilità di crescita legate ai sistemi di incassi e pagamenti sono elevate, e qui non c’è da escludere qualche novità già nel breve periodo (nel 2016 BancoPosta si è confermata leader in Italia nel digital payment)
Il cantiere dedicato ai servizi per la Pa è quello che potrebbe restituire maggiori soddisfazioni in termini di ricavi aggiuntivi e margini interessanti: la prospettiva è portare all’interno degli uffici postali una serie di servizi della Pa, da quelli anagrafici, a quelli delle Asl o alle pratiche automobilistiche, solo per fare qualche esempio. Quando il cittadino è entrato in un ufficio, diventa poi quasi naturale offrire anche altri prodotti e servizi di Poste.
Nei giorni scorsi l’ad ha cominciato anche a mettere mano alla struttura organizzativa dell’azienda. Il riassetto è partito creando una nuova funzione corporate affairs , in cui sono confluite comunicazione, tutela aziendale, affari istituzionali, affari regolamentari e rapporti con le authority e affari societari. Alla guida è stato nominato Giuseppe Lasco, che ricopriva un incarico analogo in Terna. Inoltre sono stati accorpati gli acquisti e gli immobili in una nuova funzione ad hoc (per accentrare e dunque rendere più efficiente la gestione dei costi ed il sistema di controllo), il cui responsabile è ancora da nominare. Nel frattempo si conferma la prospettiva che il bilancio 2017 sia occasione per fare pulizia: probabile che si vada verso il write off della partecipazione in Atlante (circa 210 milioni in tutto, ma sul 50% sono stati già fatti accantonamenti lo scorso anno) e di quella in Alitalia (per un’esposizione di circa 75 milioni). Il risultato netto potrebbe essere inferiore rispetto all’esercizio precedente, sebbene il pay-out non dovrebbe variare. In quest’ottica anche il collocamento sul mercato di una seconda tranche della società è da escludere.
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