martedì 26 maggio 2015

Premio di Produzione 2014: Il Conguaglio Verrà Erogato al 100%





Premio di Risultato anno 2014
Si è svolto in data odierna l’incontro unitariamente richiesto nelle scorse settimane per conoscere la percentuale di pagamento del Premio di Risultato dello sorso anno, il cui saldo è  previsto il prossimo mese di giugno.
L’Azienda ci ha comunicato che l’obiettivo definito con l’accordo del 30 luglio 2014  è stato pienamente raggiunto per cui il Premio verrà erogato al 100%.
Come noto l’accordo riguarda i lavoratori di Poste Italiane e delle società Poste Vita, Poste Assicura, Poste Tutela, Poste Tributi, Poste Shop, Poste Energia, EGI e Bancoposta Fondi.
In allegato copia dell’accordo e delle relative tabelle.
Cordiali saluti
Mario Petitto

per il resto del testo vi rimando all'accordo che potete scaricare cliccando su DOCUMENTAZIONE





POSTE: L’IMBROGLIO SVELATO DALL’ARCHIVIO DI 10 MILA EMAIL

Poste Italiane

I NOMI DI CHI CERTIFICA LA QUALITÀ DELLA RETE ITALIANA SU CUI VIAGGIANO LE LETTERE DI CARTA DOVREBBERO ESSERE TOP SECRET, INVECE I “CONTROLLATI” LI HANNO SPIATI.

È il 28 novembre 2007 quando un funzionario di Poste italiane scrive una email ad alcuni colleghi: “Vi trasmetto le tabelle con l’elenco dei droppers e receivers Izi… ”.   Il punto è che l’elenco dei droppers e dei receiver in questione, per Poste italiane, dovrebbe essere assolutamente top secret: una sorta di servizio di spionaggio, tra alcuni funzionari di Poste italiane, era riuscito a intercettare i nominativi di chi doveva controllarli.   A dimostrarlo una “struttura” che emerge da un archivio di oltre diecimila email interne. Stiamo parlando, infatti, di chi controlla ufficialmente il tasso di qualità del servizio postale. Un coefficiente valutato da un ente esterno a Poste italiane: la Izi srl che, da anni, certifica la qualità del servizio. Il coefficiente è un dato fondamentale, per Poste italiane, poiché, in base a un contratto sottoscritto con lo Stato, può essere costretta a pagare fino a 500 mila euro l’anno di sanzione se non rispetta i parametri prefissati. 
  In media, parliamo di 50 mila euro per mezzo punto percentuale sforato, senza contare che, proprio a partire dalla certificazione di qualità, il governo affida a Poste italiane il servizio di posta universale che lo Stato italiano paga, in media, almeno circa 300 milioni di euro l’anno.  Come funziona   È chiara, quindi, l’importanza di dimostrare allo Stato che gli standard qualitativi prefissati siano stati raggiunti. Ed è altrettanto chiara l’importanza del servizio di monitoraggio – tuttora effettuato da Izi – nel certificare lo standard qualitativo di Poste italiane. Per certificare che la posta in viaggio – prioritaria, raccomandate, spedizioni dall’estero – sia recapitata nei tempi previsti, la Izi predispone una rete di droppers e receivers, ovvero persone che si spediscono lettere tra loro, segnando data e ora, sia della spedizione sia del recapito. Izi è un ente terzo, è il controllore di Poste, nominato in precedenza dal ministero della Comunicazione, poi dello Sviluppo economico e anche dall’Autorità garante per la comunicazione. L’elenco di chi spedisce e riceve le lettere – droppers e receivers – dovrebbe quindi risultare segreto per il controllato, cioè Poste italiane, ma il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare che non sempre è stato così. Per quanto riguarda il solo 2007, infatti, esistono decine di email in cui si elencano i nominativi dei droppers e dei receivers di Izi e della Moneo, con la quale ha lavorato in associazione temporanea d’impresa. Non solo. Il Fatto Quotidiano ha potuto contare, tra i destinatari delle email, una dozzina di persone dedite a comunicarsi i nominativi dei “controllori”. Alcune le abbiamo rintracciate telefonicamente e hanno confermato di lavorare tuttora per Poste italiane. Non hanno voluto commentare il contenuto delle email perché non autorizzate a parlare con i giornalisti. Dodici persone, bisogna aggiungere, che riguardano una sola macro-area: l’accorpamento di tre regioni italiane, che non riveliamo per proteggere la nostra fonte, di notevole importanza strategica. Ed ecco alcune delle comunicazioni interne che il Fatto Quotidiano ha potuto visionare in esclusiva. Le scorreremo in ordine cronologico.   “Sotto controllo”   È il 12 aprile 2007: “Confidenziale, vi invio il nominativo di un nuovo receiver monitorato in data odierna”. Segue nome, cognome, indirizzo , che non riveliamo per tutelarne la privacy. Il giorno successivo – 13 aprile – viene inoltrata un’altra mail: “Vi invio un altro nominativo di receiver monitorato in data odierna…”. Cinque mesi dopo, il 4 settembre, un funzionario scrive: “Ti invio altri due nominati che impostano e ricevono per la Mo-neo spa. Teneteli sotto controllo”. Il concetto sembra chiaro: Poste italiane sta cercando di tenere sotto controllo i suoi controllori. I nomi di dropper e receivers, che dovrebbero essere segreti, sono stati in qualche modo scoperti.   Gli elenchi   A ottobre parte un’altra comunicazione: “Confidenziale. Vi invio in allegato i nominativi dei dropper ai quali è stato spedito il ‘bustone’ contenente le lettere test da impostare nel mese di ottobre. Probabilmente già conoscete i nominativi. Ci sentiremo, comunque, telefonicamente per concordare le azioni da porre in atto. Saluti”. Passiamo al 5 novembre: “Modalità spedizioni Izi/Moneo mese novembre. Confidenziale. Vi invio le modalità della spedizione della Moneo per il mese di novembre. Saluti”. Nove giorni dopo l’informazione è più dettagliata: “…vi confermo che la Moneo ha impostato a (…) nei giorni 6 novembre (2 invii…), 10 novembre (3 invii…), 13 novembre (3 invii…). Considerato che (c’è il nome di una signora, che omettiamo, ndr) imposta per tre flussi di destinazione, città per città (per se stessa), provinciale (c’è il nome del destinatario, che omettiamo, ndr), regionale (c’è il nome del destinatario che omettiamo, ndr), dovremmo trovare gli invii in questione ai recapiti competenti. Fatemi sapere”. Nelle mail inoltrate, molto spesso, vengono allegati elenchi di nominativi con indirizzi.   Il Fatto Quotidiano ha potuto visionare un elenco, inviato come allegato in una delle tante email in questione, di 12 persone: parliamo dell’elenco relativo a una sola regione per il solo mese di novembre 2007. Altri 9 nominativi vengono segnalati il 3 dicembre. Ma torniamo al novembre 2007. Ecco il testo inviato il giorno 24: “Confidenziale. Elenco dropper Moneo – Izi”. Nel testo si leggono quattro nominativi. Quattro giorni dopo: “Vi trasmetto le tabelle con l’elenco dei droppers e receivers Mo-neo – Izi delle regioni (…) pregandovi di verificare se sono stati recapitati i 12 invii previsti per l’impostazione del mese di novembre sui flussi regionali (…), preciso che il 30 per cento dovrebbe essere affrancato con maaf e il 70 per cento con francobollo (…). Preciso che il flusso extra regionale in arrivo su (…) e (…) non deve essere conteggiato. Fatemi sapere. Saluti”. E ancora, il 3 dicembre: “Vi comunico che in data odierna sono stati impostati i bustoni destinati ai droppers di (…) e (…) vedi allegati. Saluti”.   Corsia riservata   Ma a cosa serviva individuare questi nominativi? “A creare una corsia preferenziale – spiega la nostra fonte che intende mantenere l’anonimato – per consentire il recapito in qualsiasi condizione, anche in situazioni di criticità”. Il Fatto Quotidiano ha contattato Poste italiane per conoscere la sua versione. “Il periodo di riferimento, 2007, è molto lontano nel tempo”, risponde Giovanni Maria Lione, responsabile Funzione Normativa Posta, comunicazione e logistica. “Oggi sia localmente sia in direzione generale sono cambiati manager e addetti. Poste italiane non ha mai intrattenuto rapporti con i soggetti incaricati di effettuare i test di qualità. Da anni la società aggiudicataria è risultata la Izi spa. Il modello di controllo definito dalla normativa di settore esclude che Poste Italiane abbia alcuna possibilità di conoscere i mittenti e destinatari delle lettere test che, peraltro, rappresentano lo 0,015% dei pezzi totali in lavorazione. Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. Quindi, per individuarne una sola bisognerebbe esaminarne migliaia e ciò negli stringenti tempi di lavorazione del prodotto (consegna in un giorno lavorativo), nonché in un contesto di generale automazione dei processi, quindi non solo non v’è mai stato alcun rapporto con i nostri controllori, né alcuna corsia preferenziale delle lettere test”. Un fatto è certo, quindi, Poste italiane conferma che, in nessun modo, i suoi dipendenti dovrebbero conoscere i nominativi dei “controllori” reclutati da Izi. Il Fatto ha verificato che, tra i nomi menzionati nelle email in questione, c’è effettivamente gente che ha lavorato, per conto di Izi, nella rilevazione del servizio di qualità. E ci ha confermato di aver espletato il ruolo di dropper o di receiver proprio nel periodo delle email che abbiamo pubblicato.   L’ultima lettera   Il Fatto Quotidiano ha anche contattato la Izi. “Ogni sei mesi cambiamo i receivers, contiamo tra i quattrocento e i seicento collaboratori, e penso sia impossibile che Poste italiane possa individuarli o intercettare le loro lettere”, spiega Giacomo Spaini amministratore delegato della Izi. Obiettiamo che li abbiamo individuati persino noi del Fatto Quotidiano. “Non hanno certo giurato fedeltà alla Patria, non sono dei professionisti…”. Obiettiamo ancora che l’ente professionista è Izi e dovrebbe garantire la segretezza visto che certifica per conto dello Stato. “Noi la garantiamo”, continua Spaini. Ma come abbiamo visto la segretezza dei nominativi non è stata garantita. “È comunque una non notizia, perché sul nostro campione di rilevamento, individuare soltanto alcuni nominativi, non inficia il dato dal punto di vista statistico ed è ininfluente sulla bontà del nostro servizio. E comunque, qualsiasicriticità o problema abbiamo individuato, l’abbiamo sempre denunciata: questo significa che il nostro sistema funziona”. Aggiungiamo che la nostra fonte ci ha fornito 21 nominativi che, secondo la sua versione, stanno lavorando come droppers e receivers proprio mentre scriviamo. Abbiamo provato a contattarne una. Il dropper receiver non è in casa, ma c’è sua moglie: “Sì – risponde – stiamo spedendo e ricevendo le lettere del controllo di qualità. L’ultima? L’abbiamo ricevuta venerdì 22. All’inizio della settimana facciamo le spedizioni, a seconda di quante dobbiamo farne nel mese. C’è un capozona al quale vanno consegnate. Chi ci consegna le buste con le lettere da spedire? La Izi”.

Da Il Fatto Quotidiano del 26/05/2015.
https://triskel182.wordpress.com

lunedì 18 maggio 2015

CISL POSTE: "PRONTI A RESPONSABILITA'. NON SIAMO SINDACATO CONTRO"

18 MAGGIO 2015

(FIN) Poste: sindacati preoccupati chiedono incontro a Caio, mercoledi' il confronto

Cisl: «Pronti a responsabilita', non siamo sindacato contro»

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 18 mag - I sindacati di categoria hanno chiesto all'unisono all'a.d. di Poste Italiane, Francesco Caio, un incontro sullo stato del gruppo.

L'obiettivo e' avere chiarezza sull'attuazione del piano industriale, sulle relazioni industriali, sui cambiamenti in vista della privatizzazione prossima e sull'incertezza del quadro regolatorio riguardo alla possibilita' di consegnare la posta a giorni alterni. Secondo quanto apprende Radiocor,

il confronto tra azienda e sindacati, il terzo dall'insediamento del nuovo management, si terra' dopodomani.

«Siamo preoccupati - spiega Mario Petitto, segretario generale Slp Cisl, sindacato maggioritario in Poste - per l'implementazione del piano industriale, per lo stato delle relazioni industriali, per come avverranno i cambiamenti in atto visto che non c'e' rapporto tra azienda e sindacati.

Essendo tutti preoccupati, non ci sottrarremo dalle nostre responsabilita' e siamo anzi pronti a fare la nostra parte per mettere in moto la macchina aziendale. Non siamo - precisa Petitto - un sindacato contro».

«Abbiamo richiesto unitariamente - gli fa eco Cinzia Maiolini, segretaria nazionale Slc Cgil - un incontro sia per valutazione dei dati della chiusura di bilancio, sia per l'attuazione del piano industriale a fronte di un quadro regolatorio non ancora certo sui servizi postali e, in particolare, sul recapito ai giorni alterni».


www.slp-cisl.it

sabato 16 maggio 2015

Dismissione Prodotto Gamma PostaZONE



PostaZONE era un'offerta di servizi di recapito di posta non indirizzata creata per le aziende che intendevano raggiungere potenziali clienti all'interno di specifiche zone geografiche con messaggi di contenuto commerciale, pubblicitario, promozionale o informativo.

Di seguito le tipologie di offerte indicate dal sito poste-impresa :

Azienda convoca OO.SS. per il conguaglio del premio di risultato 2014




Poste il punto della situazione

Il viceministro: «L’Italia rischia anche un’infrazione Ue»


La consultazione avviata dall’Agcom non salverà il piano strategico di Poste Italiane dagli strali della Commissione europea e, per evitare di provocare una maximulta che poi toccherebbe allo Stato pagare, Francesco Caio deve rivedere i suoi progetti. Ne è talmente convinto il viceministro della Giustizia Enrico Costa che ha deciso di dissociarsi dalla linea del governo, che finora ha appoggiato il progetto. «Il piano, presentato da Poste Italiane per recapitare la corrispondenza a giorni alterni e che l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ha rimodulato impercettibilmente, espone il nostro Paese al rischio di una procedura d’infrazione da parte dell’Ue. Se approvato, patiremmo un taglio pesantissimo dei servizi in migliaia di piccoli centri, soprattutto in aree montane e con maggiori carenze infrastrutturali – dichiara – e per questo ho segnalato al presidente dell’Autorità, Angelo Marcello Cardani, le mie osservazioni fortemente critiche e ho riportato la questione al sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, facendomi portavoce delle preoccupazioni giunte da numerosi amministratori e tanti cittadini».



La proposta di Poste – riassume una nota diffusa dal viceministro – prevede di dimezzare la distribuzione della corrispondenza, da 10 a 5 giorni ogni due settimane, in 5.296 comuni (su un totale di 8.046), selezionati per densità abitativa. Primo, per numero di comuni interessati (901), è il Piemonte, seguito dalla Lombardia (542). 

L’Agcom, chiamata ad autorizzare il piano, in un documento sottoposto a consultazione pubblica (non vincolante per l’autorizzazione), ritiene che sussistano i requisiti per ben 4.721 comuni. Tali requisiti sono individuati sulla base della legge di stabilità 2015, che consente la deroga al principio di garanzia del servizio universale 5 giorni alla settimana, sancito da una direttiva europea, solo «in presenza di particolari situazioni di natura infrastrutturale e geografica in ambiti territoriali con una densità inferiore a 200 abitanti/kmq e comunque fino a un massimo di un quarto della popolazione nazionale».


«Tali caratteristiche – osserva Costa – secondo Poste Italiane sono quelle del 65,8% dei comuni che l’Autorità, con un’insignificante limatura, riduce al 58,7%. Ciò è inaccettabile. Infatti, quale "particolarità di una situazione" o "eccezionalità di una condizione" può riguardare la grande maggioranza dei comuni sul territorio nazionale? La deroga diventerebbe normalità. Siamo di fronte a un dimezzamento selvaggio del servizio, una razionalizzazione priva di logica, che non può passare sotto silenzio. L’obiettivo del contenimento dei costi fa perdere di vista il problema di fondo: è sbagliato adottare il criterio della densità abitativa quale parametro principale per garantire i servizi. Si causerebbe una riduzione della consegna della corrispondenza in zone già poco servite dai sistemi infrastrutturali, mentre il tessuto sociale ed economico di quelle aree subirebbe un’ingiusta condanna alla marginalità. 

Che destino avrebbero, poi, tutti i giornali – quotidiani e settimanali – recapitati in abbonamento? Tutto ciò è inaccettabile, perché costituisce una minaccia al diritto di ciascuno a usufruire dei servizi universali». Considerazioni che la Commissione europea ha formalizzato all’Agcom, chiedendo il rispetto della disciplina comunitaria che non ha mai previsto deroghe come quelle concesse dalla Legge di Stabilità in quanto considera il servizio universale un diritto e non una semplice fornitura ed impegna a garantirlo concretamente con la consegna della corrispondenza nei cinque giorni lavorativi.


Giornali e lettori contro il piano delle Poste





Anche la Fieg boccia il piano strategico di Poste Italiane. Pollice verso, in particolare, sul dimezzamento del servizio di recapito della corrispondenza. Ieri, nel corso di un’audizione davanti all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) gli editori hanno definito «inaccettabile» la proposta di consegnare la corrispondenza - e con essa i giornali agli abbonati - a giorni alterni in 5.296 comuni, ovverossia il 25% del territorio nazionale. Una rivoluzione motivata dall’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, con la necessità di ridurre i costi della società che in autunno dovrebbe affrontare la privatizzazione, con la cessione del 40% del capitale attualmente dello Stato. 



La Fieg ha risposto all’Agcom che il recapito a giorni alterni «rappresenta una palese violazione dei diritti di cittadinanza e del diritto all’informazione, negando l’accesso all’informazione quotidiana e penalizzando l’accesso all’informazione periodica ai cittadini di 5.296 (su 8.046) Comuni italiani». Un giudizio che fa riferimento al parere negativo già espresso della Commissione europea, la quale, individuando nel servizio universale un diritto dei cittadini europei e non un servizio economico, ha confermato l’obbligo di rispettare la consegna della posta nei cinque giorni lavorativi della settimana, con limitatissime possibilità di deroga.

Ora la Fieg insiste. E punta anche su un altro aspetto, lo stesso sottolineato nei giorni precedenti dalle delegazioni di Avvenire e della Fisc, la federazione dei settimanali diocesani: «La proposta di Poste – ha dichiarato Maurizio Costa, presidente della Federazione degli editori – è ancora più grave se si considera che in molti degli oltre 5mila comuni interessati il recapito postale costituisce l’unico mezzo di accesso alla stampa e negare ad un quarto dei cittadini italiani la possibilità di ricevere ogni giorno il proprio quotidiano e con tempestività il proprio periodico costituisce, oltre che un pesante e irreparabile danno per le imprese editrici, una lesione grave di un principio costituzionalmente garantito quale quello del diritto all’informazione». 

Concetti centrali anche nell’audizione individuale concessa alla delegazione della Nuova editoriale italiana - Avvenire, guidata dal direttore generale Paolo Nusiner, che si è tenuta davanti all’Agcom il 29 aprile, e in quella del 7 maggio, quando il presidente della FiscFrancesco Zanotti e la vice Chiara Genisio hanno spiegato che «è illusorio pensare che tutti gli italiani transitino al digitale solo perchè lo si vuole: in alcune zone del Paese, proprio quelle dove si vorrebbe diradare la consegna postale dei giornali, non arriva neanche il segnale per la trasmissione dei dati». 

Nel corso dell’audizione è emerso che l’istruttoria che ha preceduto le audizioni non aveva tenuto nel dovuto conto il servizio espletato dai settimanali diocesani e i funzionari dell’Autorità hanno chiesto alla Fisc una memoria aggiuntiva che sarà consegnata nei prossimi giorni e che andrà a rafforzare il dossier delle ragioni per cui il piano Caio va rivisto profondamente. Ad oggi, i soli settimanali diocesani veicolano attraverso Poste Italiane da 400 a 600mila copie, che "viaggiano" nel canale dei quotidiani e sarebbero quindi soggette agli stessi tagli. «Noi serviamo molti territori con meno di 30mila abitanti e con una densità inferiore ai 200 per chilometro quadrato, quelli minacciati dalla revisione del servizio universale» ha confermato Zanotti.

Preoccupazioni condivise dalla Fieg che si appella all’Agcom affinchè non autorizzi l’attuazione del modello proposto «che costituisce una palese violazione della direttiva europea sul mercato dei servizi postali che prescrive la distribuzione a domicilio della posta, e quindi dei giornali agli abbonati, almeno cinque giorni lavorativi a settimana» come sottolinea una nota diffusa a fine audizione. «In tale contesto è pretestuoso considerare la scelta di un quarto dei cittadini di vivere nei 5.296 comuni individuati da Poste una "circostanza o condizione geografica eccezionale", tale da consentire di derogare al principio garantito dalla direttiva europea» sottolineano gli editori, riferendosi a una delle motivazioni indicate da Poste Italiane per ottenere il via libera al piano di riorganizzazione del servizio.

«Renzi si occupi delle Poste»


«Il governo Renzi accenda i riflettori su Poste Italiane: non riuscirà mai a vendere il 40% della società se gli scoppierà in mano la protesta dei portalettere. Questa è un’azienda che ha fatto l’Italia ma può anche disfarla: se Poste Italiane perde il rapporto con i cittadini cui consegna ogni giorno lettere e giornali il suo brand sul mercato non vale più nulla» Non è uno che le manda a dire Mario Petitto, calabrese trapiantato a Cuneo: cioccolato e ’nduja, sindacalista vecchio stampo, capace di accompagnare una ristrutturazione aziendale attraverso i sentieri più dolorosi ma anche di bruciarti senza esitazioni un piano industriale come quello presentato a fine anno da Francesco Caio, Ad di Poste Italiane, che prevede migliaia di esodi incentivati, un taglio lineare del servizio universale e la consegna della corrispondenza a giorni alterni. Bruxelles ha già detto no. L’Agcom ni. In alcune regioni, il sindacato ha proclamato lo sciopero degli straordinari. Petitto rappresenta il 53% di tutti i lavoratori postali che hanno una tessera in tasca, ha guidato il Slp-Cisl per anni e ora affianca Annamaria Furlan nella gestione della Federazione dei postali.

Perché vi siete scontrati con Caio?
L’ingegner Caio parte da una considerazione politica: vuole gestire l’azienda a prescindere dalle forze sociali. Peccato che lui non sia un politico ma un manager e che non si sia mai vista la ristrutturazione "in solitaria" di una società come le Poste. Eppoi, numeri non lo aiutano: la gestione Sarmi ci ha lasciati con un miliardo di utile e Caio l’ha portato a 200 milioni, i volumi sono crollati e la sicurezza del lavoro anche. 

Non ritiene che Poste Italiane abbia bisogno di essere riorganizzata?
È quello che chiediamo ed è bene che si sappia che l’errore del piano industriale è esattamente quello di anticipare i tagli al personale e ai servizi prima dell’adozione di un nuovo modello organizzativo. In pratica, si postula che si deve introdurre la consegna a giorni alterni al 25% della popolazione perché gli italiani "dovranno" diventare tutti digitali e allora si tagliano portalettere e uffici postali; mentre nel 2014 la consegna della posta ha perso 600 milioni, si parla tanto del postino digitale senza ricordare che le strumentazioni in dotazione sono obsolete e che gli appalti tardano a partire, non si è fatta formazione e mancano le procedure. 

Cosa pensa della scelta di consegnare la posta a giorni alterni?
È un’opzione sul tavolo da anni ma confligge con il ruolo sociale delle Poste. Una cosa è prendere atto che alcune località non riescono a essere servite quotidianamente, un’altra è smobilitare il servizio universale. Eventualità peraltro esclusa dalla Comunità europea, per fortuna. Già adesso, quando i cittadini si lamentano di ricevere il giornale in ritardo, non sanno che la nostra produttività è calcolata in base al volume di corrispondenza e che se questa cala si aumentano i chilometri del percorso che deve compiere il portalettere. Il quale, se si trova a servire un’area di settanta chilometri al giorno… fa quel che può! Il punto è che non è accettabile trasformare l’emergenza in norma e ratificare che il diritto al recapito della corrispondenza è solo sulla carta: significa vanificare il diritto all’informazione.

Caio vi considera un freno alla produttività?
È ora di finirla di dire che il sindacato è un freno, che le Poste sono uno stipendificio e altre amenità. Noi siamo forze sociali che difendono i lavoratori: ci preoccupiamo del futuro di 145mila dipendenti ma anche degli utenti che sono il loro mercato. Sono anni che collaboriamo alla riorganizzazione: quando eravamo statali i dipendenti erano 220mila e ancora oggi incoraggiamo i dipendenti più anziani in servizio a darsi una mossa, ad affrontare con entusiasmo i percorsi formativi, a non aver paura delle innovazioni. Ma gli italiani devono sapere che sugli impiegati delle Poste è piovuta una serie di adempimenti cui non erano preparati e che comportano responsabilità tali che ad ogni errore oggi si viene licenziati. Così come devono sapere che 45mila dipendenti sono giovani ed entusiasti. Abbandoniamo gli stereotipi.

Cosa pensa della privatizzazione?
Senza il percorso non esiste la méta.

Sindacalese?
Va bene, siamo più chiari: chi comprerà il 40% di una società che oggi perde soldi e che affronta la riorganizzazione tagliando i servizi che l’hanno resa forte e autorevole - facendone il volto dello Stato italiano sul territorio - e dichiarando guerra ai sindacati? Etihad ha preteso l’accordo con i sindacati per prendersi Alitalia. Per chi investe, il fattore umano è la prima risorsa: non a caso la privatizzazione delle poste britanniche è iniziata con una cessione di quote (gratuita) ai lavoratori; ci piacerebbe che in Italia si arrivasse a coinvolgere i dipendenti nella governance aziendale. Ma questo management ha idee diverse e io chiedo: sono le stesse idee della proprietà?

www.avvenire.it

Poste, Fieg: "Agcom dica no a consegna giornali a giorni alterni in 5.296 Comuni"

ROMA - "L'Agcom dica no alla proposta di Poste Italiane di recapitare la corrispondenza, e con essa i giornali agli abbonati, a giorni alterni in 5.296 Comuni, perché inaccettabile. Rappresenta, infatti, una palese violazione dei diritti di cittadinanza e del diritto all'informazione, negando l'accesso all'informazione quotidiana e penalizzando l'accesso all'informazione periodica ai cittadini di 5.296 (su 8.046) Comuni italiani". E' quanto hanno sostenuto gli editori della Fieg nel corso dell'audizione svolta stamani presso l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell'ambito della consultazione pubblica sull'attuazione di un modello di recapito a giorni alterni della corrispondenza avanzato da Poste Italiane.


"La proposta di Poste - ha dichiarato Maurizio Costa, presidente della Fieg -  è ancora più grave se si considera che in molti degli oltre 5mila Comuni interessati il recapito postale costituisce l'unico mezzo di accesso alla stampa. Negare ad un quarto dei cittadini italiani la possibilità di ricevere ogni giorno il proprio quotidiano e con tempestività il proprio periodico costituisce, oltre che un pesante e irreparabile danno per le imprese editrici, una lesione grave di un principio costituzionalmente garantito quale quello del diritto all'informazione".

Gli editori si appellano dunque all'Agcom "affinché non autorizzi l'attuazione del modello proposto che costituisce una palese violazione della direttiva europea sul mercato dei servizi postali che prescrive la distribuzione a domicilio della posta, e quindi dei giornali agli abbonati, almeno cinque giorni lavorativi a settimana. In tale contesto è pretestuoso considerare la scelta di un quarto dei cittadini di vivere nei 5.296 Comuni individuati da poste una circostanza o condizione geografica eccezionale tale da consentire di derogare al principio garantito dalla direttiva europea".

www.repubblica.it

domenica 10 maggio 2015

Confindustria, grande tensione in UniLazio. Todini eletta al posto diCaio che s'infuria




Grande tensione  in UniLazio, l'associazione degli industriali della regione guidata da Maurizio Stirpe. Alla vigilia dell'elezione dei 20 rappresentanti elettivi del consiglio generale di Confindustria, la ex giunta sottoposta col nuovo statuto a una cura dimagrante, UniLazio, legata in una santa alleanza fra grandi territoriali blasonate come Assolombarda, Varese, Bergamo, Monza, Venezia, Verona, Torino, Napoli ed Emilia Romagna, aveva candidato con tante di schede già prestampate Luisa Todini, la presidente di Poste Italiane scelta in rappresentanza del colosso guidato da Francesco Caio
Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, però, alla vigilia delle votazioni in Viale dell'Astronomia ci sono state delle furibonde telefonate dell'amministratore delegate di Poste, Francesco Caio, indirizzate al presidente dell'associazione degli industriali del Lazio Stirpe e a tutto il generone romano per sottolineare come il gruppo controllato dal Tesoro non si sentisse rappresentato dalla Todini(ma dallo stesso Caio). Telefonate che erano arrivate sino al punto di chiedere la modifica della scheda e di inserire il nome dell'amministratore delegato al posto dell'ex consigliera di amministrazione della Rai, a schede ormai stampate. 
Una matassa difficile da sbrogliare perché non c'è stato appunto il tempo e il modo di sostituirla, recependo i desiderata del timoniere delle Poste. Così durante l'assemblea privata del 6 aprile, in rappresentanza della controllata pubblica in Confindustria, è stata eletta la Todini. Esito che ha fatto ulteriormente infuriare Caio. 
E ora? Due vie d'uscita per risolvere l'intoppo laziale. O toccherà al povero Giorgio Squinzi mettere una pezza ex post, chiamando Caio nel consiglio generale e rifacendosi alla norma dello statuto che prevede che ci siano degli invitati da parte del presidente di Viale dell'Astronomia a partecipare ai vertici dell'Aquilotto (opzione che però Squinzi non vuole prendere in considerazione) oppure toccherà a Stirpe liberare uno dei seggi di sistema ad appannaggio di UniLazio, lasciando a casa un industriale laziale, per fare posto a Caio. Ma colpessimo risultato (un po' destabilizzante per il sistema confindustriale) di avere presidente e amministratore delegato in rappresentanza della stessa controllata dal Tesoro in consiglio. MentreMauro Moretti, ad di Finmeccanica, altro grande gruppo pubblico, è rimasto fuori... 

http://www.affaritaliani.it

mercoledì 6 maggio 2015

VERBALE INCONTRO 29/04/15 - Mercato Business e PA superamento figura Team Leader - Implementazione strutture CUAS



Incontro In Azienda su MP: Evoluzione Modello Commerciale Retail e Spazi Filatelici



INCONTRO IN AZIENDA MERCATO PRIVATI 
Si è tenuto giovedì 30/4 un incontro riguardante temi della funzione mercato privati.
In particolare ci sono stati illustrati due temi organizzativi, il primo riguarda la Filatelia il secondo l’evoluzione della struttura commerciale retail.
SPAZI FILATELIA
L’azienda ci ha comunicato che i negozi filatelici, attualmente gestiti dalla funzione filatelia centrale, passano in gestione diretta della Filiale di appartenenza e rimarranno solamente gestiti funzionalemnte dalla struttura centrale.

DOCUMENTAZIONE


EVOLUZIONE MODELLO COMMERCIALE RETAIL.
L’Azienda ci ha illustrato il nuovo modello commerciale retail che avrebbe intenzione di realizzare ed i razionali che lo hanno ispirato.
In particolare ci ha illustrato la necessità di rendere coerente la nuova organizzazione con il nuovo modello di servizio (clienti affluent e mass) cambiando la metodologia di approccio e focalizzando maggiormente le attività sugli uffici MIFID con sala.
Il nuovo modello prevede, a livello di Filiale, la sovrapposizione tra le figure di SCV e SCUP in una nuova figura di venditore mobile che si occuperà di seguire gli uffici senza sala (Mifid, B e C) e la creazione di una nuova figura di coordinatore commerciale UP MIFID con sala, che non avrà un ruolo venditoriale ma si dovrà occupare di fornire un adeguata assistenza e supporto agli uffici sulle tecniche di vendita.
Sempre a livello di Filiale è previsto il superamento della figura dello specialista pianificazione commerciale e sviluppo (PO).
A livello di Area territoriale è previsto il superamento della distinzione per canale con una diminuzione dei referenti commerciali di comparto (da 386 a 250) un aumento (9 unità – 1 per area territoriale) del referente pianificazione commerciale e sviluppo ed un aumento di 11 specialisti pianificazione commerciale e sviluppo.
Ci sono stati inoltre rappresentati i nuovi dimensionamenti e le conseguenti ricadute senza però entrare nel merito di eventuali possibili ricollocazioni.
L’azienda ci ha illustrato la necessità di fornire un maggiore supporto agli uffici postali rendendo operativo un presidio, nella giornata del sabato, che riguarderà il 50% delle nuove figure commerciali.
Infine ci è stata illustrata la job description della nuova figura di coordinatore commerciale UP con sala.
Come sindacato ci siamo riservati un complessivo giudizio sul progetto ponendo particolare attenzione alle ricadute riguardanti i lavoratori interessati, sia per quanto riguarda i percorsi di ricollocazione sia per quanto riguarda il tema orario di lavoro.
Abbiamo anche richiesto di avere ulteriori dati riguardanti la diversa composizione dei cluster degli uffici relativi alle nuove figure dei venditori mobili e dei coordinatori commerciali up con sala.
Infine abbiamo rappresentato la necessità di avere un confronto complessivo sull’intero progetto di MP che, come da notizie che ci arrivano dai territori, riguarda anche il settore impresa.
Abbiamo pertanto convenuto di proseguire il confronto per analizzare e approfondire il tema e le sue ricadute.

DOCUMENTAZIONE

Cordiali saluti
MARIO PETITTO