Il cda delle Poste ha dato via libera all'operazione che porterà la società dei recapiti nel capitale di Alitalia. La riunione del board si è tenuta nel gran riserbo mercoledì scorso, nonostante fosse stata accreditata la convocazione per il 31 ottobre. Questo ha consentito all'organo amministrativo del gruppo, riunito nella sede distaccata in centro a via dei Crociferi e non nella sede centrale all'Eur, di varare un'operazione tanto complessa e non proprio attinente al proprio core business lontano dai riflettori. Il passaggio approvativo più delicato per le Poste, però, non è ancora avvenuto. Mercoledì il cda ha dato mandato all'amministratore delegato Massimo Sarmi di convocare l'assemblea che sarà chiamata ad approvare la modifica dello Statuto che amplia l'oggetto sociale per ricomprendervi anche il trasporto aereo dei passeggeri.
Sulla data del meeting c'è riserbo, ma è probabile che si tenga prima del 15 novembre, termine ultimo entro il quale gli attuali azionisti di Alitalia dovranno decidere se sottoscrivere la propria quota di aumento di capitale. Le Poste dovranno entrare in gioco solo dopo quella data per sottoscrivere l'eventuale inoptato fino a 75 milioni. Questo traguardo per la società dei recapiti non sarà un automatismo: il ministero dell'Economia, azionista unico, ha fissato paletti ben precisi per l'operazione che sono stati messi nero su bianco nella lettera di impegno inviata dalla società agli azionisti di Alitalia.
Una delle condizioni prevede che le Poste possano fare la loro parte solo se prima sono stati versati 225 milioni su 300 milioni dell'aumento di capitale. In sostanza questo implica che anche Air France debba aver fatto la sua parte: nonostante le dichiarazioni di disponibilità fatte ieri dall'ad del vettore francese, Alexandre de Juniac, però non c'è ancora certezza che maturino le condizioni chieste dai partner d'oltralpe per fare la loro parte.
Nel frattempo Sarmi dovrà affrontare le forche caudine del confronto diretto con l'azionista in assemblea. Le strutture tecniche del dicastero dell'Economia hanno molte riserve sull'operazione e anche sulla percorribilità di una modifica dello Statuto che allarghi il campo di azione delle Poste al trasporto aereo dei passeggeri. Il management si è procurato pareri per avallare la scelta e forte di quei documenti – che sono stati portati anche all'esame del cda – affronterà l'azionista. Non è un caso che l'approvazione della modifica dello statuto da parte del Tesoro è una delle condizioni contenute nella lettera d'impegno.
Gli aspetti approfonditi dal cda sono stati i risultati della due diligence su Alitalia elaborata da Pricewaterhouse, società di revisione del gruppo Poste. E il piano delle sinergie che la società dei recapiti pensa di poter sviluppare con il vettore italiano e, in prospettiva, con Air France una volta che fosse consolidato il merger tra le due compagnie. Il documento fa perno su sinergie attese in un arco di tempo di tre anni da ricavi (nell'ordine del centinaio di milioni di euro) e da costi; sinergie vengono calcolate anche per Alitalia, che potrebbe aumentare gli introiti occupandosi del trasporto aereo della posta, oggi in buona parte affidato per le tratte italiane alla controllata Mistral. Le sinergie saranno sviluppate da Poste attraverso Mistral e Postecom, la società «d'innovazione tecnologica del gruppo Poste specializzata nella progettazione, sviluppo, gestione e integrazione di servizi digitali, soluzioni e tecnologie per il web». Il documento sulle sinergie illustrato al cda ricalca le risposte inserite da Poste (chiamata a rispondere assieme ad Alitalia) nel questionario inviato dall'antitrust Ue al governo italiano sull'operazione di salvataggio dell'ex compagnia di bandiera.
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