di Redazione Advisor
- Due le richieste dell'Abi: stessa vigilanza da Bankitalia e stesso contratto di lavoro
L'eterna lotta tra le banche e le Poste non sembra destinata a finire. La divisione BancoPosta continua a incidere positivamente nelle attività del gruppo (il 60,1% nel 2012, +5% rispetto al 2011) e all'interno dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana, sale il malcontento per una concorrenza che viene definita sleale.
Sono due i punti su cui si basa l'attacco dell'Abi. il primo è che le Poste, controllate al 100% dal Tesoro, non sono sottoposte alla vigilanza piena della Banca d'Italia, ma a un controllo parziale, da intermediari finanziari. Per esempio, non viene loro richiesto lo stesso rispetto dei limiti patrimoniali che ha messo in ginocchio molti istituti di credito. Questo perché le Poste non possono prestare soldi, ma lo fanno indirettamente, attraverso accordi con Deutsche Bank e Compass. Per le banche c'è disparità. L'azienda di Massimo Sarmi (nella foto) replica che "le attività consentita dalla legge al BancoPosta escludono l'attività di concessione del credito e, per tale ragione BancoPosta non è una banca".
Il secondo punto d'accusa è che le Poste applicano ai lavoratori dedicati alle funzioni bancarie uncontratto con salari più bassi, identico a quello dei postali (25-30% più basso). La proposta di estendere ai postali l'accordo dei bancari farà discutere, dato che proprio l'Abi ha disdetto il contratto in anticipo e il 31 ottobre dovrà affrontare il primo sciopero generale in 13 anni, mentre si prevede il taglio di 20 mila posti di lavoro entro il 2020. "E' inapplicabile una regolamentazione di lavoro basata su più contratti collettivi, data la sinergia delle attività", spiegano le Poste.
Il terreno di scontro si allarga anche alle ambite commissioni alla clientela, che sono fra le principali fonti di redditività bancaria, però in calo per via della congiuntura e della maggiore attenzione alle spese da parte del risparmiartore. Dal punto di vista delle banche, c'è un sostanziale monopolio postale nel pagamento con bollettino allo sportello del canone tv, per il quale sono convenzionati soltanto pochi istituti di credito, perlopiù piccole Bcc.
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