mercoledì 6 maggio 2015

Risposta di un dipendente all'articolo- poste patria di inabili



In base a quanto segnalato qui

Al Sig. Antonello Caporale
Gentile signor Caporale,
sono uno dei Postali di cui Lei parla nel suo articolo.
Ho letto l’articolo e Le assicuro che non ho nessuna intenzione di criticare le sue personali idee sulle Poste, sul Sindacato (al quale sono iscritto da molti anni) e sulle politiche clientelari. Rispetto le sue opinioni.
Personalmente sono stato assunto dopo un lungo periodo di “apprendistato” ed ho dovuto lasciare la mia città per trasferirmi al Nord, dove si erano create le condizioni per la mia assunzione a tempo indeterminato.
Non ho mai chiesto il trasferimento perché nella mia città di adozione ho trovato moglie.
Mi permetto di farle osservare che la prima parte del suo articolo è molto offensiva. Forse non era sua intenzione, forse voleva solo essere sarcastico a buon mercato. Cosa c’è di meglio che prendersela con gli inabili? Però in questo ha offeso un sacco di persone, in modo gratuito.
Non nego che ci siano dei furbetti anche tra i Postali, anch'io ne conosco alcuni. Ma la maggior parte delle persone che lamentano limitazioni fisiche anche gravi hanno dalla loro parte una serie di certificati medici, hanno superato controlli piuttosto severi (non creda che l’Azienda paghi volentieri il costo dell’assenteismo) e, nella maggior parte dei casi, hanno storie piuttosto dolorose.
Lei si permette di scherzare sui problemi familiari (mamma anziana, moglie invalida, nonna immobile. Ha solo dimenticato i figli problematici, disabili gravi, malati terminali).
Faccio fatica a capire le ragioni della sua offesa. Le auguro soltanto che nella vita le sia evitato il dolore quotidiano di chi deve affrontare situazioni gravi ed è costretto a barcamenarsi tra un Servizio Sanitario Nazionale deficitario, i Servizi Sociali Territoriali assenti ed i costi mostruosi dei servizi privati.
Le auguro di non avere mai bisogno di una dialisi, né per lei né per le persone che le sono vicine. Di non avere mai bisogno di un infermiere full time per assistere un malato terminale in casa, perché gli ospedali si rifiutano di accoglierlo. Di non dover assistere un figlio autistico, o una moglie vittima di un grave incidente stradale.
Perché altrimenti avrebbe capito e si sarebbe guardato bene dal dileggiare chi si trova in condizione di difficoltà.
Le faccio anche presente, visto che dimostra di non saperne molto di servizi postali, che tra colleghi (nel recapito come alla sportelleria o altrove) ci si divide il lavoro degli assenti, quindi i furbetti hanno vita breve. Saremo anche disabili o inabili, ma non siamo stupidi.
Invece, siamo abituati a lavorare insieme, condividendo anche i momenti più faticosi. C’è molta solidarietà tra Postali e c’è anche molto orgoglio e senso di appartenenza. Per questa ragione gli Uffici Postali aprono ogni giorno ed ogni giorno noi ci impegniamo a fare quello che possiamo per garantire il servizio universale (la consegna della posta) e per risolvere i problemi piccoli e grandi che ci si presentano.
Le farebbe bene passare una settimana nel turno di notte di un CMP (i Centri di smistamento della corrispondenza), oppure potrebbe mandarci una collega donna, per capire cosa significa lavorare in quelle condizioni. Mi creda: la polvere non è il maggiore dei problemi.
Le farebbe bene palare con qualche postale scelto a caso, ascoltare quello che ha da dire, rendersi conto delle situazioni critiche in cui lavora. Magari con l’angoscia di un parente sofferente e privo di assistenza, o di un figlio che avrebbe bisogno della presenza dei genitori, invece di passare da una baby sitter all’altra.
Le farebbe bene passare una settimana affiancando un Direttore di Ufficio Postale, per rendersi conto del livello di responsabilità che gli viene accollato, delle carenze di personale, dei limiti tecnologici, della logistica sempre in crisi. I Direttori lavorano mediamente dieci ore al giorno e non percepiscono lo straordinario. Lo sapeva? Probabilmente no, nel suo articolo lei dimostra di non conoscere le cose di cui parla e di non avere molto rispetto per le persone che deride o mette alla berlina.
Infatti, lei appartiene a quel tipo di persone che preferiscono giudicare piuttosto che cercare di capire tutti gli aspetti delle questioni di cui si occupa.
In questo senso, fa parte della grande (purtroppo) della famiglia degli inabili, dal momento che il vocabolo è descritto dal Sabatini Colletti come “ Che non ha le qualità, le capacità, la forza necessarie a espletare un’attività, a svolgere un determinato compito.
Provi ad iscriversi ad un Sindacato, loro potrebbero aiutarla.
Giorgio R.



3 commenti:

  1. Io auguro a questo signore di non avere una madre come la mia invalida al 100 X 100. Piangere al solo vedersi allo specchio e non poter essere utile a se stessa. I 3 giorni della legge 104,, che usufruisco preferirei lasciarli a codesto signore, pur di vedere mia Madre sana e non avere bisogno di noi figli.

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. Io auguro a questo signore di non avere una madre come la mia invalida al 100 X 100. Piangere al solo vedersi allo specchio e non poter essere utile a se stessa. I 3 giorni della legge 104,, che usufruisco preferirei lasciarli a codesto signore, pur di vedere mia Madre sana e non avere bisogno di noi figli.

    RispondiElimina