Ma davvero un operatore privato può garantire il recapito di invii multipli, per un valore superiore ai 500mila euro, a nome di grandi utenti o nell’ambito di gare ad evidenza pubblica? In altre parole, un concorrente, che per offrire servizi ai propri clienti finali deve avvalersi della rete di Poste italiane in quanto è l’unica davvero capillare, è in grado di assicurare le stesse proposte di questa?
Il quesito, dal punto di vista tecnico individuato come effettiva replicabilità delle offerte di Poste italiane, è sul tavolo dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha deciso di avviare il test previsto dalla delibera 384 dell’anno scorso. Ciò “al fine di assicurare il rispetto del principio di non discriminazione ed il contenimento di possibili fenomeni di compressione dei margini” (“margin squeeze”).
Prima di continuare, dato che viene considerato un approccio di oggettiva complessità e novità, l’Agcom ha deciso di avviare una consultazione pubblica.
Con la delibera n. 384/17/CONS l’Autorità ha deciso di sottoporre a test di replicabilità le offerte di Poste Italiane di servizi di recapito di invii multipli rivolte ai grandi clienti al fine di assicurare il rispetto del principio di non discriminazione ed il contenimento di possibili fenomeni di compressione dei margini (“margin squeeze”) per i concorrenti di Poste Italiane.
Il test servirà a valutare l’effettiva replicabilità delle offerte di Poste Italiane di servizi di recapito di invii multipli, di valore superiore a 500 mila euro, rivolte ai grandi clienti privati o formulate nell’ambito di gare ad evidenza pubblica da parte di un operatore postale che, per offrire servizi finali, deve avvalersi della rete di Poste Italiane.