giovedì 20 agosto 2015

Ctd precipita da un dirupo portata in ospedale per le cure rischia di non vedersi prorogato il contratto.


Posto un articolo su l'incidente di una collega, ciò che l'articolo non specifica é che la collega in questione é una ctd, e non sottolinea il paradosso che dopo aver rischiato la vita in sevizio, rischierá anche di non vedersi prorogato il contratto. Infatti molte colleghe precarie che abbiamo avuto casi di infortunio o maternità poi stranamente non sono state richiamante. Si aggiungono le continue pressioni sul personale, che nel caso del contingente ctd spesso formato da giovanissimi alla prima esperienza lavorativa, creano situazioni di stress e pericolo dovuto a ritmi e carichi di lavoro non legittimi: é cosa recente l'intervento di un ambulanza presso un CPD della Ram1 a seguito di un attacco di panico di un ctd.


Precipita in un dirupo di 30 metri con l'auto: ferita una postina

L'hanno tirata fuori da un dirupo di oltre trenta metri dove è precipitata con la sua automobile per cause ancora in via di accertamento. A vedersela brutta una postina di Castelnuovo di Porto, comune della provincia di Roma, volata nel burrone mentre stava consegnando la posta. L'allerta al 115 ed al 118 poco dopo mezzogiorno di stamattina a quando due squadre dei vigili del fuoco della Saf, con l'ausilio di un elicottero, sono arrivati all'altezza del civico 14 di via Val Cesara

POSTINA COSCIENTE - Giunti sul posto dell'incidente i pompieri hanno provveduto ad estrarre la postina con una barella funzionale dall'elicottero per poi arrivare alla postazione del 118, dove la donna, ferita ma cosciente e non in pericolo di vita, è stata poi accompagnata in elisoccorso all'ospedale. Le operazioni di soccorso sono terminate alle 14:00. Sul posto sono intervenute le squadre di Montelibretti, il nucleo SAF (Speleo Alpino Fluviale) e l’elicottero Drago 63

venerdì 14 agosto 2015

Poste, il contributo torna a 350 mln - Il Sole 24 Ore

Ci sono ancora importanti dossier che Poste Italiane deve riuscire a chiudere prima della quotazione in Borsa. Tra questi sicuramente il nuovo contratto di programma da firmare con il ministero dello Sviluppo economico. Sia il contratto che la delibera dell’Autorità per le comunicazioni, che ha dato via libera alla riforma dei recapiti con la consegna a giorni alterni nel 25% del territorio nazionale recepita nello stesso contratto, devono poi passare al vaglio della Commissione europea. La cui posizione rispetto alla riforma italiana non è proprio di entusiasmo. Lo stato dell’iter approvativo del contratto viene riportato nella semestrale di Poste, nella quale si spiega che il 3 luglio il ministero e Poste hanno raggiunto un accordo su una bozza di nuovo contratto 2015-19 che ora è all’esame del Parlamento per il parere non vincolante delle commissioni parlamentari atteso entro metà agosto, dopodichè potrà esserci la stipula finale. Nel nuovo contratto ci sono novità importanti destinate ad avere un impatto- positivo - diretto sui conti della società. Il primo aspetto riguarda i fondi per finanziare il servizio universale: la riforma dei recapiti introdotta con la legge di stabilità dello scorso anno ha tagliato i contributi pubblici in materia da un livello medio di 350 milioni a un importo fisso annuo fino al 2019 per 262 milioni. Il contratto introduce, però, una misura compensativa che ha già spinto i concorrenti di Poste, a partire da Nexive, a presentare ricorso al Tar.

È previsto che per coprire ulteriormente gli oneri a carico di Poste (in tutto il peso reale del servizio universale ammonta a oltre 600 milioni) si possa attingere per tutti gli anni del contratto al fondo di compensazione degli oneri del servizio universale, amministrato dal ministero. Ad esso sono sono tenuti a contribuire i titolari di licenze individuali (ovvero in concorrenti di Poste) entro la misura massima del 10% degli introiti lordi derivanti dall’attività autorizzata. La compensazione può avvenire entro un limite massimo di 89 milioni l’anno. L’Agcom ha la facoltà di «definire annualmente la quantificazione dell’onere del servizio e la determinazione del contributo al suddetto fondo di compensazione, previa notifica oreventiva e autorizzazione della Commissioni europea». Sono molte le osservazioni e condizioni che l’Agcom ha posto sul nuovo testo del contratto e non tutte sono state accolte. A questo tema si riallaccia la semestrale di Poste quando riferisce di un provvedimento approvato a marzo dall’Agcom che stabilisce i criteri per il rilascio delle licenze indivuduali. «Avverso tale delibera - recita la semestrale - il 27 maggio 2015 la società Nexive e l’associazione italiana corrieri aerei internazionali hanno presentato ricorso al Tar contro con specifico riferimento all’assoggettamento dei soggetti titolari di autorizzazione generale all’obbligo di contribuire al fondo di compensazione per l’onere del servizio universale». Poste ha presentato al Tar una memoria in merito al giudizio il 27 giugno. Riassumendo: il contratto sposta sul mercato un terzo del contributo per il servizio universale sinora a carico dello Stato. Sarà un caso che 262 più 89 fa proprio quei 351 milioni che Poste ha percepito prima del taglio introdotto con la legge di stabilità? I concorrenti, però, non ci stanno e ora le sorti dell’applicazione di quella parte del contratto sono in mano al Tar. 

C’è un altro aspetto importante. Il contratto prevede tutta serie di nuovi servizi «al cittadino, alle imprese, alle pubbliche amministraizoni» nell’obiettivo della «coesione sociale». Nella sostanza si mette a disposizione la rete postale per un supporto finalizzato «alla fruizione di servizi on line forniti dalla Pa e da privati. Poste può assumere un ruolo di particolare rilevanza per l’attuazione degli obiettivi dell’agenza digitale». Poste deve definire però servizi e corrispettivi in convenzioni ad hoc con le Pa, perchè questi non possono essere finanziati, come avrebbe voluto la società, con il servizio universale. Perchè allora inserirli nel contratto di programma? Potrebbe essere un sistema per sottrarre questo tipo di attività alla concorrenza creando un’area di riserva per Poste e contribuire ad accrescere le fonti di ricavo.


Ilsole24ore

mercoledì 12 agosto 2015

Poste in Borsa a ottobre, ai privati fino al 40% - Il Sole 24 Ore


L’avvio delle negoziazioni delle azioni di Poste Italiane potrebbe avvenire lunedì 26 ottobre. Il ministero dell’Economia, azionista con il 100% del capitale, e il management del gruppo dei recapiti hanno accelerato i tempi per la domanda a Borsa Italiana di ammissione a Piazza Affari e il deposito del prospetto in Consob per rispettare quell’obiettivo. Entrambe le operazioni sono state effettuate ieri, facendo scattare il conto alla rovescia verso l’Ipo. 

La Consob può prendersi due mesi di tempo (in realtà in termini di giorni lavorativi) per approvare il documento informativo e questo porta a far cadere proprio al 12 ottobre il giorno entro il quale attendere il via libera. In realtà l’Authority dovrà cercare di concludere prima il suo lavoro, e per questo motivo una parte della documentazione le era stata consegnata sin dal mese di giugno. La nota diffusa ieri dal ministero dell’Economia tradisce un invito a Borsa Italiana e a Consob a fare prima. I nulla osta delle due istituzioni, infatti, «sono attesi per la prima decade di ottobre». Il 12 ottobre si vorrebbe, infatti, far partire sia il road show internazionale che l’offerta pubblica, destinati entrambi a protrarsi per due settimane. Il ministero conferma, inoltre, la determinazione a portare la quantità del capitale in offerta il più possibile a ridosso del 40% («fino al 40%» si dice nel comunicato, in linea con quanto previsto dal Dpcm).

In realtà, è ancora prematuro sbilanciarsi sui reali numeri dell’operazione, che resta comunque vincolata alle condizioni del mercato a ridosso dell’Ipo. La struttura dell’offerta prenderà corpo solo nella seconda metà di settembre: allora verrà deciso il numero dei titoli da mettere in vendita, ma anche la ripartizione dell’offerta tra investitori istituzionali e risparmiatori. L’azionista ieri ha ribadito l’interesse a coinvolgere il «pubblico indistinto», quindi i risparmiatori, e i dipendenti, oltre agli investitori istituzionali. L’equilibrio iniziale potrebbe essere fissato in un 30% riservato al retail e il 70% agli istituzionali, ma non è da escludere che la percentuale per il pubblico indistinto possa arrivare al 40 per cento. Tutto dipenderà dall’esito del road show e dalla risposta del pubblico agli sportelli bancari e postali. Tra gli altri aspetti dell’offerta che andranno definiti c’è la bonus share, che dovrebbe prevedere 10 azioni gratis ogni 100 (con obbligo di detenerle per 12 mesi), per salire a 12/15 azioni per i dipendenti. E il lotto minimo, che dovrebbe attestarsi su 1.000 euro. 

Tra le novità che potrebbero caratterizzare questa privatizzazione c’è la prospettiva che nel capitale possano entrare anche i fondi sovrani. Il management e le banche del consorzio di collocamento hanno cominciato a incontrarli - fondi emiratini, asiatici (anche cinesi) e nordeuropei - a giugno assieme ad altri investitori, long term (come possono essere Blackrock e Fidelity) ed hegde fund (come York Capital), per dare loro la possibilità di conoscere l’azienda. Le modalità con cui questi fondi decidono i loro investimenti sono infatti molto più lunghe rispetto ad altri investitori. L’interesse, comunque, è elevato. Il mercato non sta guardando a Poste in quanto privatizzazione, ma perché è un’Ipo di rilevanti dimensioni (il valore dovrebbe oscillare su 9-10 miliardi) e in Italia non se ne vedono molte. L’equity story convince gli investitori. Ma è soprattutto il momentum che il Paese sta vivendo a rendere l’operazione appetibile: il mercato ritiene che l’Italia stia agganciando una ripresa e Poste possa rappresentare un buon punto d’approdo per beneficiarne. 

Il plotone di advisor coinvolto nell’Ipo è consistente. Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Citigroup, Mediobanca, UniCredit sono i global coordinator. UniCredit e Banca Imi sono al contempo responsabili del collocamento. Mediobanca è sponsor. Nel ruolo di jointbookrunners istituzionale ci sono: Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Citigroup, Mediobanca, UniCredit, Credit Suisse, Goldman Sachs, Jp Morgan, Morgan Stanley e UBS. Rothschild è advisor finanziario di Poste Italiane,Clifford Chance e Brancadoro Mirabile advisor legale. Lazard è advisor finanziario del ministero per l’ Economia, Gianni Origoni Grippo Cappelli l’advisor legale del ministero dell’Economia. Chiomenti e Shearman & Sterling sono advisor legali dei coordinatori dell’offerta globale e dei Jointbookrunners. Barabino e Finsbury i consulenti per la comunicazione della società.


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