martedì 27 ottobre 2015

Poste Italiane: le ragioni di un debutto senza «il botto»

Niente «botto» all’esordio per Poste Italiane. Chi sperava in un esordio sprint stile Ferrari la settimana scorsa è per il momento rimasto un po’ deluso. Il titolo, che pure aveva aperto con un promettente rialzo, è poi scivolato per terminare al di sotto del valore di offerta (6,7 euro contro 6,75, -0,74%), un prezzo che lascia forse un po’ di amaro in bocca anche ai numerosi piccoli risparmiatori che lo hanno sottoscritto. Certo, come si è più volte sottolineato nei giorni scorsi, l’investimento in Poste italiane deve essere valutato non in poche ore, se non minuti, ma nel lungo termine nell’ottica del tipico «cassettista». Qualche dubbio però rimane, anche fra gli analisti.

Poca spinta speculativa 
«È mancato l’apporto della componente speculativa e molti investitori potrebbero aver deciso di liberarsi anzitempo del titolo. Da qui la ripida inversione di tendenza accusata nei minuti successivi al suono della campanella a Palazzo Mezzanotte», osserva Vincenzo Longo di Ig. «Poste italiane non è tipicamente uno sprinter ed è abbastanza normale che si stia comportando in questo modo nel primo giorno di quotazioni. Anche il fatto che il prezzo non fosse stato fissato al massimo della forchetta lasciava pensare a un esordio tutto sommato tranquillo come quello a cui stiamo assistendo, nel quale il mercato sta sostanzialmente confermando la valutazione effettuata in sede di collocamento», aggiunge Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca. 

Il nodo delle valutazioni 
Peraltro, la stessa decisione sul prezzo (fissato proprio a metà dell’intervallo iniziale 6-7,5 euro) non ha lasciato pienamente soddisfatti alcuni grandi investitori istituzionali, che avevano fornito valutazioni più basse. «A nostro parere - spiega Andrea Carzana del fondo di investimento Threadneedle - il fair value era attorno ai 6,5 euro, ma il Tesoro ha deciso di raccogliere un po’ più cash a discapito della performance dell’azione. A questi livelli di valutazione abbiamo deciso di non aderire all’offerta, perché si possono acquistare i titoli di una compagnia assicurativa, che offre lo stesso rendimento cedolare ma ha un business meno rischioso rispetto a quello di Poste italiane».

Poste Italiane non è una Ferrari 
Il paragone con Ferrari, poi, appare improprio e non solo perché il mercato appare meno euforico di qualche giorno fa (oggi peraltro il titolo del cavallino rampante è tornato per la prima volta sotto il prezzo di offerta). «Quello è un altro tipo di oggetto – aggiunge Roghi – è una società valutata come quelle del settore del lusso, che in questo momento è tra i più sopravvalutati, Poste ha invece anche dimensioni differenti e dovrà essere giudicata nel tempo». 

Qualche dubbio sul business 
Ma se la mancanza di movimenti anomali può essere in fondo considerato un elemento positivo, qualche dubbio sulla stessa valutazione di Poste Italiane rimane. «Non possiamo escludere che qualche investitore abbia guardato con scetticismo l’evoluzione del business di lungo periodo e abbia preferito rimanerne fuori», spiega Longo, che resta abbastanza cauto sul titolo perché «in questo momento, tutte e tre le aree su cui si concentra il business di Poste Italiane, assicurativo, finanziario e servizi postali, sembrano non avere prospettive entusiasmanti».

I rischi di una privatizzazione 
La promessa di dividendi significativi (nell’esercizio 2015 e in quello 2016 saranno distribuiti almeno l’80% degli utili) e il premio fedeltà (un’azione ogni 20 per chi le conserverà per almeno un anno) hanno contribuito probabilmente a rafforzare la domanda, ma non sono riuscite per il momento a dare altrettanta spinta in Borsa. «Investire in un singolo titolo è già rischioso e non adatto all’investitore privato nella stragrande maggioranza dei casi - aggiunge Moneyfarm - se per di più si vuole cercare di cavalcare l’onda di una possibile privatizzazione, il gioco diventa ancora più rischioso: la volatilità, l’esposizione al mercato azionario nel suo complesso, la difficile transizione a livello gestionale rende le privatizzazioni un segmento molto particolare e pericoloso dove mettere i propri risparmi nonostante le belle campagne pubblicitarie che ci promettono un futuro più “Smart”».

Vortice di scambi sul titolo 
L’interesse, comunque, pare tutt’altro che sopito. Nella prima giornata sono state scambiate oltre 100 milioni di azioni, circa l’8% del capitale sociale del gruppo. Le grandi manovre tipiche dei primi giorni di contrattazione sono ovviamente già iniziate, per giudicare la bontà dell’operazione per i sottoscrittori occorrerà decisamente un po’ di tempo in più.

Ilsole24ore


lunedì 26 ottobre 2015

Poste italiane: conclusa con successo l'offerta globale di azioni


Il Ministero annuncia che si è registrata una domanda pari a tre volte l'offerta per l'operazione finalizzata alla quotazione sul Mercato Telematico Azionario della Borsa Italiana.

Il Ministero dell’economia e delle finanze (il “Ministero”) e Poste Italiane S.p.A. (“Poste Italiane” o la “Società”) comunicano che si è conclusa l’Offerta Globale di Vendita di azioni ordinarie di Poste Italiane finalizzata alla quotazione sul Mercato Telematico Azionario ("MTA"), organizzato e gestito da Borsa Italiana S.p.A..

L’Offerta Globale ha avuto ad oggetto un quantitativo massimo di n. 453,0 milioni di azioni ordinarie, corrispondente al 34,7% del capitale sociale della Società (38,2% del capitale della Società in caso di integrale esercizio dell’Opzione Greenshoe) e si è realizzata attraverso un’Offerta Pubblica in Italia rivolta al pubblico indistinto e ai dipendenti del Gruppo Poste Italiane e avente ad oggetto un minimo di 135,9 milioni di azioni, pari al 30% dell'Offerta Globale di Vendita, e un contestuale Collocamento Istituzionale.

L’intervallo di valorizzazione della Società era stato definito, antecedentemente all’avvio dell’Offerta, tra un minimo di Euro 6 ed un massimo di Euro 7,50 per Azione.

A conclusione del periodo di Offerta, il Prezzo d’Offerta, uguale al Prezzo Istituzionale, è stato fissato in Euro 6,75 per Azione, per un controvalore complessivo di Euro 3.058 milioni, esclusa l'Opzione Greenshoe e al lordo di commissioni e spese relative all’operazione.

Tale importo potrà incrementarsi fino a 3.364 milioni di Euro in caso di integrale esercizio dell’Opzione Greenshoe riconosciuta al Consorzio di collocamento istituzionale.

Sulla base del Prezzo di Euro 6,75 per Azione la capitalizzazione della Società corrisponde a circa Euro 8.816 milioni.

Nell’ambito dell’Offerta Globale di Vendita, al Prezzo di Offerta sono pervenute richieste per complessive n. 1.521 milioni di Azioni, di cui il 25% dal pubblico indistinto e dai dipendenti del Gruppo Poste Italiane e il 75% da parte degli Investitori Istituzionali.

In particolare, con riguardo all’Offerta Pubblica sono pervenute richieste di sottoscrizione da parte di n. 303.536 richiedenti, di cui n. 26.234 dipendenti del Gruppo Poste Italiane.

La domanda complessiva di n. 387 milioni di Azioni pervenuta dal pubblico indistinto e dai dipendenti è stata pari a circa 2,85 volte il quantitativo minimo ad essi destinato (30% dell’Offerta Globale di Vendita).

Con riferimento alla domanda da parte degli Investitori Istituzionali, la domanda complessiva di n. 1.134 milioni di Azioni è stata pari a circa 3,6 volte il quantitativo massimo riservato al Collocamento Istituzionale (70% dell’Offerta Globale di Vendita) e circa 3,1 volte includendo anche le Azioni oggetto dell’Opzione Greenshoe.

Infine, la domanda complessiva di n. 1.521 milioni di Azioni è risultata pari a circa 3,35 volte il quantitativo massimo oggetto dell’Offerta Globale di Vendita e a circa 3,1 volte includendo anche le Azioni oggetto dell’Opzione Greenshoe.

In considerazione della suddetta domanda, il Ministero ha deciso di allocare i 453,0 milioni di Azioni oggetto dell’Offerta Globale come segue: n. 317,1 milioni di Azioni agli Investitori Istituzionali (70% dell’Offerta Globale) e n. 135,9 milioni di Azioni al pubblico indistinto e ai dipendenti del Gruppo Poste Italiane (30% dell’Offerta Globale).

E’ stato altresì deciso di allocare agli Investitori Istituzionali ulteriori n. 45,3 milioni di Azioni al servizio dell’OpzioneGreenshoe. Considerando tali ulteriori azioni, l’Offerta risulta complessivamente allocata per il 72,7% agli Investitori Istituzionali e il 27,3% all’Offerta Pubblica.

La data di inizio delle negoziazioni delle azioni ordinarie della Società è prevista per il 27 ottobre 2015, subordinatamente al relativo provvedimento da parte di Borsa Italiana. Per lo stesso giorno è fissato il pagamento delle Azioni.

Il Prezzo di Offerta, oltre che con il presente comunicato, sarà reso noto anche con apposito avviso ai sensi dell’articolo 7 del Regolamento Consob del 14 maggio 1999 n. 11971, come successivamente modificato e integrato, ad integrazione di quanto indicato nella Nota di Sintesi e nella Sezione II, Capitolo V, Paragrafo 5.3.2 del Prospetto Informativo, che sarà pubblicato il 24 ottobre 2015, su IlSole24Ore e Milano Finanza, nonché sul sito internet della Società www.posteitaliane.it. Successivamente, con ulteriore avviso integrativo, saranno resi noti i risultati definitivi dell’Offerta Globale di Vendita.

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, giudica molto positivo l’esito dell’operazione: “La privatizzazione di Poste Italiane si è conclusa con successo. È un successo in termini quantitativi, perché la domanda è stata pari a più di 3 volte l'offerta, e in termini qualitativi, perché hanno aderito tanti piccoli risparmiatori ma anche grandi investitori, dall'Italia e dall'estero. È una dimostrazione di fiducia nel piano industriale dell'azienda ma anche nel nuovo corso dell'Italia.”

Il Ministro ricorda quindi la destinazione dei proventi dell’operazione, determinate per legge: “Le risorse ottenute dalla valorizzazione vanno ad abbattimento del debito pubblico e contribuiscono al processo virtuoso di diminuzione del rapporto debito / PIL.”

Infine, rivolge un augurio agli stakeholder e il ringraziamento al top management: “All'azienda intera - dipendenti, dirigenti e top manager - vanno i miei auguri per il domani: la quotazione in borsa costituisce un'opportunità per aumentare l'efficienza e scegliere l'innovazione come leva per la crescita futura. Il piano industriale predisposto dai vertici aziendali sarà una guida sicura per conseguire gli obiettivi ambiziosi della società.”

domenica 25 ottobre 2015

Poste, i grandi fondi pronti a salire


Il primo test del mercato, martedì 27 ottobre, giorno di inizio delle negoziazioni a piazza Affari del titolo Poste Italiane, rivelerà se il prezzo dell’Ipo, pari a 6,75 euro, è giusto. E se la fame lasciata agli investitori tagliati fuori dal book, oppure assegnatari di una quota di azioni ben inferiore a quella richiesta, è quel giusto appetito che garantisca un adeguato upside del titolo senza strappi, né verso l’alto né verso il basso.
L’aspettativa è che molti fondi, a partire dagli investitori long term che pure si sono visti assegnare azioni, approfittino già dei primi giorni di quotazione per arrotondare le quote sul mercato. Il collocamento della società dei recapiti sicuramente si può definire un successo dal punto di vista della domanda arrivata dal mercato. L’offerta destinata agli investitori istituzionali, pari a 304 milioni di azioni, ha avuto richieste per 3,6 volte, pari a 1,134 miliardi di azioni. Questa domanda esprime soltanto gli ordini arrivati nell’ultima forchetta di prezzo aggiornata dal ministero dell’Economia giovedì scorso e coincidente con il range 6,5-6,75 euro. Questo significa due cose: la prima, è che ci sono richieste inevase per 785 milioni di titoli (alla quantità offerta, infatti, il Tesoro ha deciso di aggiungere anche i 45 milioni della greenshoe) su un prezzo coincidente o molto vicino a quello di collocamento. La seconda cosa è che se si considera il range di partenza, 6-7,5 euro, la domanda è stata coperta anche oltre 4 volte l’offerta. Le richieste sono arrivate da ben 380 investitori, di cui solo 190 sono stati ammessi nel book. Di questi 190, circa il 94% e cioè più o meno 180, sono investitori esteri. Gli italiani sono soltanto una decina o poco più.
Martedì, dunque, potrebbe esserci una doppia spinta all’acquisto: quella di chi è rimasto con un po’ di appetito nonostante sia stato invitato al “banchetto”, e quella di chi è rimasto tagliato fuori per avere offerto un prezzo molto basso ma che, essendo comunque interessato a un investimento con un contenuto tasso di rischio e un buon rendimento almeno fino al 2016 (circa 4,7% il dividend yield atteso a fronte di un prezzo di acquisto di 6,75 euro), potrebbe voler entrare sul titolo anche pagando di più.
La selezione degli ordini per comporre il book effettuata negli ultimi giorni dal ministero dell’Economia con il supporto delle banche del consorzio  (Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Citigroup, Mediobanca, UniCredit i global coordinator; bookrunners sono Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Citigroup, Mediobanca, UniCredit,Credit Suisse, Goldman Sachs, JpMorgan, Morgan Stanley e Ubs. Rothschild e Clifford Chance sono advisor della società; Lazard e lo studio Gianni, Origoni e Grippo advisor del Tesoro. Barabino e Finsbury advisor per la comunicazione) e del management della società (oltre all’ad Francesco Caio, il cfo Luigi Ferraris e l’investor relator Luca Torchia), ha puntato a privilegiare i fondi di qualità - quelli in particolare di lungo periodo - rispetto ai fondi speculativi, come gli hedge fund. Nel capitale di Poste Italiani sono entrati, dunque, in Ipo almeno quattro fondi sovrani: i fondi cinesi Cic e Safe, il fondo emiratino Kia, il fondo pensione governativo Norges Bank. Kia aveva fatto un ordine per un quantitativo superiore al 2% e altrettanto dovrebbero avere richiesto i fondi cinesi. Da parte di questi soggetti potrebbe esserci interesse a comprare qualcosa in più, se non altro, nel caso di cinesi, per allineare le quote a posizioni superiori al 2% come avvenuto nelle altre grandi partecipazioni italiane, a partire da Eni ed Enel. Tra i big presenti nel capitale di Poste ci sono anche Fidelity, Amber capital, Blackrock. Ques’ultima, in particolare, sta negoziando con la società un accordo per la vendita negli uffici di prodotti di risparmio gestito. È probabile, dunque, anche in questo caso che la partecipazione azionaria possa essere arrotondata al rialzo. La stessa Cassa forense, per ammissione del suo presidente (si veda il Sole24Ore di ieri), aveva chiesto una quota più alta di azioni di quella ricevuta. L’aspettativa dei collocatori è che nei primi giorni di negoziazione questo effetto possa determinare sul titolo rialzi quotidiani entro il 10 per cento. Anche se nell’animo di chi ha costruito l’operazione resta comunque un timore. E cioè che possa ripetersi il caso Royal Mail, le poste britanniche, che nel primo giorno di negoziazioni hanno subito uno strappo in alto del 40 per cento. Anche su Poste Italiane, proprio per la difficoltà di esprimere una valutazione calzante per questi conglomerati che accorpano una varietà di business diversi tra loro, è prevalsa una linea di prudenza sul prezzo. L’auspicio è che il dosaggio della cautela sia stato quello giusto.

giovedì 15 ottobre 2015

Elenco assemblee PCL e relatori SLP CISL

Nei prossimi giorni sono state indette delle assemblee sul territorio per analizzare insieme la proposta di accordo sottoscritta su PCL, allego date, uffici e relatori della SLP





Furlan – “POSTE, Privatizzazione occasione per far partecipare ilavoratori alla governance"


12 OTTOBRE 2015
Ufficio Stampa Cisl - "Non abbiamo espresso contrarietà alla quotazione in borsa delle Poste, ma abbiamo proposto che anche i lavoratori partecipino alla "governance" dell'azienda attraverso l'azionariato collettivo. Questa sarebbe una svolta storica per il nostro paese, una sfida sociale e culturale che come Cisl abbiamo lanciato al Governo, a tutte le forze politiche ed alle altre forze sociali".
E' quanto sottolinea la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan a proposito della privatizzazione di Poste. "La vendita del 40 per cento delle azioni di Poste è una operazione finanziaria importante che avrà ripercussioni, speriamo positive, sul futuro dei servizi postali, sui nuovi investimenti produttivi dell'azienda, sulla tenuta dell'occupazione e sulla gestione del risparmio dei cittadini, visto che le Poste raccolgono quasi 500 miliardi all'anno di depositi, finanziando in parte la Cassa Depositi e Prestiti. Occorre mantenere soprattutto l'unicità dell'azienda e salvaguardare anche il ruolo sociale che hanno sempre avuto le Poste nel nostro paese. Ma questa parziale privatizzazione di Poste può e deve diventare anche un'opportunità per rendere più moderne e forti le relazioni industriali nel nostro paese. Utilizziamo l'occasione dell'apertura al mercato per riconoscere ai lavoratori un eguale protagonismo ed un controllo responsabile sulle scelte di politica industriale, in modo da rendere più solide e competitive le nostre imprese.
In questa prospettiva non è sufficiente favorire l'acquisto delle azioni singolarmente da parte dei lavoratori, come avverrà nel caso della quotazione di Poste. Bisogna invece incentivare fiscalmente l'azionariato collettivo in modo che i lavoratori possano associarsi ed indicare i loro rappresentanti nel Consiglio d'Amministrazione o in quello di sorveglianza.

L'azienda postale può diventare davvero un "modello" per tutto il mondo produttivo italiano. E' il percorso concreto per conciliare capitale e lavoro. Partiamo dalle Poste per rendere possibile ed esplicita la straordinaria voglia di partecipazione che c'è nella società italiana e nei luoghi di lavoro di cui tanti parlano solo astrattamente. La democrazia economica è lo strumento moderno per controllare ed indirizzare le scelte dei manager e degli azionisti, per modernizzare il capitalismo italiano attraverso il protagonismo responsabile dei lavoratori" .

martedì 6 ottobre 2015

Poste italiane: domani cda su politica dividendi in vista dell'Ipo (Sole 24 Ore)



Poste italiane, in vista della prossima quotazione in Borsa, ha convocato per domani un consiglio di amministrazione per deliberare sulla remunerazione proposta agli azionisti per i prossimi cinque anni. Come riportato dal Sole 24 Ore di oggi, la politica dei dividendi è ancora oggetto di confronto con il Ministero dell'Economia, che detiene il controllo del 100% del gruppo di servizi postali. L'attenzione degli investitori istituzionali su questo passaggio è molto alta: l'equilibrio tra la quota di utili che verrà reinvestita nel business della società e quella che verrà distribuita ai soci sarà cruciale per il successo dell'Ipo. L'attesa del mercato è che Poste remuneri i soci alla stregua di un business regolato, come ad esempio il settore delle utility, con un dividend yield attorno al 4-5%. 
Il Tesoro, insieme a management, advisor e banche del consorzio, sta valutando anche la quantità di titoli da quotare sul mercato (che dovrebbe essere intorno al 40%) e la ripartizione fra istituzionali e risparmiatori retail. 

Gli appuntamenti cruciali in vista della partenza dell'offerta, che a questo punto sembra sempre più probabile per lunedì 12 ottobre, si concentrano nella seconda parte della settimana con via libera Consob atteso entro venerdì e pubblicazione prospetto informativo sabato 10.

http://www.finanzaonline.com

sabato 3 ottobre 2015

Poste - il governo blocca la consegna a giorni alterni




Stop del governo a Poste Italiane: scongiurata per il momento la consegna della corrispondenza a giorni alterni nei centri più piccoli e nelle aree montane. Il piano potrebbe comunque scattare il prossimo anno, solo però a seguito di una verifica sui volumi reali di corrispondenza che dovrà essere effettuata dall’Autorità Garante delle Comunicazioni, con l’obiettivo di evitare disservizi e diminuzione della qualità. Questo il risultato dell’intervento del Governo, a fronte della richiesta di una presa di posizione da parte dei Deputati dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna e di numerosi sindaci italiani e sulla scorta di proteste arrivare nei giorni scorsi dalle organizzazioni sindacali e anche i 190 giornali aderenti alla Fisc, Federazione italiana settimanali cattolici.

«L’importante comunicazione di Palazzo Chigi - spiega Enrico Borghi, presidente dell’Intergruppo per lo Sviluppo della Montagna e presidente nazionale Uncem - conferma che avevamo ragione quando abbiamo denunciato che il nuovo piano di distribuzione dei Poste andava a creare diversi livelli di cittadinanza, penalizzando fortemente chi vive nelle zone rurali e montane. Sarebbe aumentato il divario con chi abita nei centri urbani, dove addirittura la corrispondenza, lettere e giornali, sarebbero arrivati due volte al giorno. Con questa sospensione decisa dal governo, si aprono le prospettive per garantire quel diritto di cittadinanza fondamentale sancito dalla Costituzione, che esprime l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini, previsto anche dalle norme recenti contenute negli accordi con Poste e nel Servizi postale universale. Tornare indietro rispetto a questi diritti comprometterebbero coesione e sussidiarietà che sono per noi, nel nostro Paese, fondamentali».



Consegna della posta a giorni alterni: contrordine. Il piano introdotto da Poste italiane, e che da qui al febbraio 2017 avrebbe portato a ricevere la corrispondenza un giorno sì e uno no al 25% della popolazione, ha infatti subito uno stop a seguito di un intervento del Governo scaturito dalla richiesta da parte dei Deputati dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna e di numerosi sindaci italiani e sulla scorta di proteste arrivare nei giorni scorsi dalla diverse organizzazioni e anche dai 190 giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici).
“Ci sono in gioco temi e diritti costituzionali”, aveva affermato pochi giorni fa il Prof. Alberto Gambino, Direttore del dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma e Direttore scientifico di Dimt, ospite di Tv200 insieme al Presidente di Fisc, Francesco Zanotti. “C’è una direttiva europea che impone a tutti gli Stati membri il servizio universale; inoltre, c’è il tema della concorrenza, perché siamo in presenza di un monopolista che non può impedire ad una fetta di popolazione l’approvvigionamento di un bene pubblico essenziale. L’esito della vicenda – aveva concluso Gambino – è dunque a mio avviso scontato e non è limitato ad una procedura di infrazione a livello comunitario”. Una previsione confermata dai fatti delle ultime ore.
In una nota Poste comunica inoltre di aver anche “avviato, nell’ambito del tavolo dell’Editoria convocato dalla presidenza del Consiglio e dal Mise, e in accordo con l’ Agcom, una iniziativa per proseguire la consegna dei giornali, fino al 31 dicembre, anche nelle zone interessate. Tale iniziativa, a carattere commerciale non rientra nel perimetro del nuovo servizio universale postale”. Il piano  potrebbe dunque scattare il prossimo anno, solo però a seguito di una verifica sui volumi reali di corrispondenza che dovrà essere effettuata dall’Agcom, con l’obiettivo di evitare disservizi e diminuzione della qualità.

http://www.dimt.it

Poste, quotidiani ancora a casa tutti i giorni
Almeno fino al 31 dicembre (e probabilmente oltre), le Poste Italiane recapiteranno i giornali anche nei comuni dove, secondo il piano Caio, avrebbe dovuto scattare da ieri la consegna a giorni alterni. La notizia è stata confermata ad "Avvenire" da una fonte interna e ha suscitato la «soddisfazione» della Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc). 
Questi ultimi, di fronte alla sospensione del piano, ringraziano il governo che «ha ascoltato quanto da noi chiesto giovedì della scorsa settimana con una lettera inviata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, ai vertici di Poste Italiane e al presidente dell’Agcom – ha dichiarato il presidente Francesco Zanotti all’Agenzia Sir –. Avevamo domandato la sospensione immediata del Piano che prevede la consegna della posta non solo a giorni alterni, ma in realtà a scacchiera. Ora, si può ragionare con più calma con tutte le parti in causa. Resta vero che quello postale è un servizio essenziale, un bene comune, da garantire a tutti i cittadini, come previsto anche da una direttiva dell’Unione europea, vincolante per gli Stati membri. Inoltre, con la consegna della posta a singhiozzo viene meno la libertà per tutti i cittadini d’informarsi, tenuto conto del grave pregiudizio che si arrecherebbe a quelle pubblicazioni quotidiane e settimanali diffuse tramite abbonamento».
La consegna a giorni alterni – subito contestata da "Avvenire" per le sue conseguenze sociali e sul mondo dell’informazione, documentate con un’ampia inchiesta – rientrava tra le economie promesse agli investitori, in vista della privatizzazione della società e proprio per scongiurare tali tagli, il governo aveva promesso a Poste Italiane un rimborso supplementare, oltre il contributo che copre il servizio universale di recapito.
Adesso la Fisc invita a «ragionare con pacatezza. Non possiamo assecondare discriminazioni tra cittadini, anche e soprattutto per quanto attiene la libertà d’informazione». Nessuna reazione dall’Agcom, che aveva a sua volta approvato il piano Caio chiedendo a Poste italiane di «formulare una proposta specifica e migliorativa» per la stampa.


http://www.avvenire.it