Ostacoli superati all'ingresso di Poste
19/10/13
Il ministero dell'Economia mette i paletti per circoscrivere l'intervento di Poste nel capitale di Alitalia. Una serie di condizioni che sono state trasferite nella committment letter, ovvero l'atto con cui la società guidata da Massimo Sarmi si impegna a sottoscrivere una quota pari a 75 milioni dell'inoptato nell'ambito dell'aumento di capitale di Alitalia, inviata nei giorni scorsi ai società della compagnia. Quei contenuti hanno fatto irrigidire alcuni azionisti tra cui Atlantia, che ieri riuniva il cda per deliberare la sottoscrizione della propria quota dell'aumento. Quei paletti sono considerati tali da non assicurare l'intervento pubblico in Alitalia. Nel corso della giornata di ieri ci sono stati fitti contatti tra i soci nel corso dei quali si è deciso di andare avanti con l'operazione nonostante la nuova spada di Damocle e confidando nel fatto che palazzo Chigi lavorerà per far andare in porto l'ingresso pubblico in Alitalia. E per questo motivo il cda di Atlantia alla fine ha dato via libera all'operazione.
Nella committment letter sono previste molte condizioni sospensive dell'intervento di Poste. Tra queste la possibilità che l'Unione europea apra o attivi procedure che possano portare all'apertura di una procedura di infrazione a carico dell'Italia per aiuto di Stato nell'arco di tempo che intercorre tra giovedì scorso e fine novembre, termine entro il quale le Poste sono chiamate a fare la loro parte nell'aumento di Alitalia. L'aspettativa è che nei prossimi giorni il governo italiano proceda a una pre-notifica dell'operazione a Bruxelles sulla base della quale l'antitrust europeo deciderà come muoversi.
Un'altra condizione sospensiva è la mancata approvazione della modifica dello statuto della società dei recapiti, che si rende necessaria per includere nell'oggetto sociale il trasporto dei passeggeri. Gli uffici del ministero avrebbero avanzato perplessità sulla percorribilità di questa modifica (e in questo senso le Poste avrebbero chiesto una fairness opinion a una banca d'affari). I ratio patrimoniali del Bancoposta, per quanto da qualche anno questo abbia un patrimonio separato, non sono perfettamente in linea con quanto richiesto da Basilea2 e l'ingresso del gruppo in una attività come il trasporto aereo potrebbe porre problemi di adeguatezza del capitale. Tra le condizioni che hanno irrigidito gli altri soci Alitalia che metteranno mano al portafoglio c'è la pretesa che prima che le Poste versino la loro quota siano stati sottoscritti 225 milioni di aumento. Una soglia che andrebbe oltre la quota dei soci disponibili a fare la loro parte e i 100 milioni garantiti dalle banche. Infine Poste vincola il suo intervento a una due diligence su Alitalia che ha affidato a una società di revisione.
Bruxelles muove contro Poste-Alitalia
22/10/13
Il commissario europeo per concorrenza, Joaquin Almunia, usa
formule amichevoli. Ma la sostanza è chiara: sul salvataggio di Alitalia la
Commissione europea ha inoltrato al governo italiano la richiesta di
informazioni. È il primo passaggio verso l'apertura o meno di un'istruttoria
per aiuti di Stato. E, secondo quanto risulta da fonti autorevoli, la
Commissione considera il dossier Alitalia come prioritario. Che significa, in
altri termini, non una formalità, né un fascicolo destinato a un binario morto.
Di tutto ciò si è avuta ieri una conferma soft: «Siamo in contatto con le
autorità italiane che ci invieranno informazioni» sul piano per Alitalia: così
ha parlato il portavoce di Almunia. La palla è dunque passata a Roma. Che dovrà
giochersela bene perché la partita non si presenta semplice. Due sono le
possibilità per l'Antitrust Ue: se l'intervento delle Poste nel capitale di
Alitalia è considerato «concomitante», cioè contemporaneo a quello dei privati
e di peso non significativo rispetto al loro, allora tutto si ferma lì. La
Commissione non chiede adempimenti e non apre istruttorie. Ma questa
possibilità, data per scontata a Roma, in realtà non risulta molto gettonata a
Bruxelles. Mentre è più versosimile la seconda strada, e cioè che la garanzia
di 75 milioni prestata dalle Poste su un aumento di capitale da totali 300
milioni venga esaminata a fondo perché sospetta di non essere «contestuale» né
«comparabile». In altri termini, per l'Antitrust europeo le Poste non sono
aiuto di Stato se intervengono insieme agli altri e spinti dalle medesime
motivazioni. Una tesi complessa da dimostrare. Primo perché il gruppo guidato
da Massimo Sarmi oggi non è azionista: arriva nella compagine dei soci solo
ora. Secondo perché le sue motivazioni, soprattutto in assenza di un nuovo
piano industriale, non appaiono le stesse dei soci invece già presenti. E in
ogni caso sembrano lacunose, almeno sul piano della futura redditività. Il
discrimine si gioca dunque sull'interpretazione dell'intervento di Poste in
Alitalia: se si tratta di una scelta economica oppure di un salvataggio.
Partita complessa, ma non impossibile: l'operazione è considerata, dagli
esperti in materia, «difendibile». A patto di non fare passi falsi, soprattutto
in questa prima fase di invio di informazioni. La difesa dell'operazione andrà
studiata nei particolari e a occuparsene dovranno essere un po' tutti gli
attori: lo Stato è il destinatario formale delle richieste europee, ma il
soggetto centrale sarà comunque la compagnia stessa, in quanto beneficiaria
coinvolta del sospetto aiuto di Stato che, nel caso, dovrà restituire. Mentre
le Poste, in quanto erogatrici e controllate dallo Stato, sono il terzo
soggetto coinvolto. A questo punto, posto che il governo risponderà ad Almunia
nel giro di un mese, la Commissione deciderà se aprire o meno la procedura, che
può durare qualche mese (dai 3 ai 5), nei quali vengono ammessi anche altri
soggetti interessati, come le compagnie concorrenti (British Airways ha già
denunciato la sua posizione contraria). E poi arriverà il verdetto. Nel
frattempo l'operazione andrà però avanti. Con il rischio di doverla poi
smontare. Compresa la restituzione dell'eventuale aiuto.